Insospettate emozioni

di  Matilde

 



Sentieri si srotolano nei meandri soffusi di nebulosa incertezza della mia anima.
Pulsioni irripetibili ad alta voce.
Guardarti e sentire dighe di ineluttabili dogmi squassarsi sotto istinti mai sospettati.

Sei disteso sul letto.
I polsi e le caviglie ancora legati.

Il tuo corpo ha l’abbandono appagato del cucciolo soddisfatto. Anche se la postura forzata ti obbliga ad una apertura innaturale, quasi sconcia. Ed incredibilmente erotica.
La fascia di seta con cui ti ho bendato si è sciolta nei movimenti del sonno . Le tue ciglia vibrano seguendo immagini che solo tu vedi. Le labbra lievemente socchiuse formano una smorfia che è quasi sorriso.

Ti guardo.
E cerco di imbrigliare la voglia di possederti di nuovo.

Si, la parola che nella sua piena risonanza indica la mia reale esigenza attuale. Possedere il tuo corpo. La tua testa. La tua anima.
Non credevo che un gioco erotico nato per stupirti potesse farmi provare emozioni così profonde. Ed eccitazione così rovente. Ma averti mio, impossibilitato a difenderti, passivo e rabbioso, eccitato e famelico, mi ha dato una sensazione di appartenenza totale.

Mio
Per la prima volta ti ho sentito unicamente, totalmente mio.

Sono al tuo fianco. Fusa sul tuo corpo di cui mi faccio profilo assorbo il tuo calore mentre ti guardo dormire. Respiro piano per non disturbare il tuo sonno.
Dovrei slegarti, lo so. Dovrei porre fine al gioco e ridarti la libertà di movimenti e anima. Ma rimando il tempo. Lo fermo. Lo imbroglio tirando indietro le lancette dell’orologio virtuale per assaporare ancora la sensazione di potere che mi ha imperniata stanotte.
Ti ho avuto schiavo e ho goduto. E nel sentirmi padrona di te io divenivo schiava. Carnefice e vittima allo stesso tempo. Usarti è stato domarmi.

Confusione totale.

Respiro il tuo odore. Chiudo gli occhi e mi lascio prendere dalla fantasia.

Tenerti per sempre legato al mio letto.
Fra le mie gambe nascono gocce.

Lavarti con la mia lingua.
Sento il calore perforante penetrarmi.

Mangiare la tua virile sostanza.
Divarico leggermente le cosce.

Stringere la tua carne fra le unghie.
Rabbrividisco di lussuria.

Usarti come pergamena per incidere il mio diario.
Nascono nel mio ventre i sospiri.

Marchiare la tua pelle con i denti.
Cola miele fluido dal mio sesso.

Premere il tuo viso sul mio sesso.
Obbligarti a nutrirti di me.
Farti bere solo dal mio corpo.
La mano scivola a cercare il pulsare della mia voglia.

Tenerti per sempre legato al mio letto…
L’orgasmo mi percuote.
Orgasmo fatto di parole che si rincorrono lascive. Traendo da oscurità mai sondate esigenze inconsce.

Mi muovo.
Mi siedo sul letto ed osservo le fasce che ti imprigionano. Mi chino verso la tua caviglia sinistra. Slego il nodo con una certa difficoltà. Il tuo dimenarti ha stretto oltre il mio volere.

Libero la caviglia.
Il segno rosso è un serpente conficcato nella tua carne. Con un dito ne seguo il solco. Ti muovi emettendo un piccolo gemito.
La mia lingua percorre il marchio della seta. Sento il sapore del tuo sudore e del tuo sangue, afrodisiaco che va dritto alla testa.
Con le mani accarezzo tutta la gamba, con la lingua lavo il percorso delle dita. Salgo tracciando una scia sensuale. Sei sveglio, lo so. Fingi di dormire. Mi lasci usare ancora il tuo corpo. Ma il tuo membro ti tradisce. Lo guardo mentre fremendo lieve innalza il capo.

Giungo con le labbra all’attaccatura della gamba.
Lavo l’inguine con lingua golosa. Spatola che prende tutto il tuo sapore e lo gusta ghiotta. Un polpastrello passa rapido sul frenulo. Il tuo brivido è la risposta. Scendo, ripercorro il cammino all’inverso, di nuovo a curare la tua caviglia con i miei baci.

Slego l’altra caviglia.
Sfioro e soffio sulla carne offesa. Passo la lingua sul rosso bracciale. Mani e bocca a curarti. Mi pongo fra le tue gambe aperte e inizio a farti tremare. Lecco ogni centimetro di pelle mentre con le mani mi impossesso della tua asta ora rigida lancia di carne. Guardo il tuo viso. Gli occhi serrati e la smorfia di piacere mi procurano ondate di eccitante follia.

Salgo sul tuo corpo.
Stesa come cera mi disegno su di te. Pube contro pube. Sento pulsare il tuo desiderio sul ventre. Non ancora una parola fra noi. Solo qualche gemito sfuggito senza volontà nostra.

Aperti entrambi come croci sovrapposte.
La mia bocca sfiora la tua. La tua lingua esce a cercarmi. Le punte si toccano, danzano attorcigliandosi, sfiorandosi con desiderio. Apro le labbra e ti faccio immergere. Grotta di carne e denti che ti vuole. Un bacio fino al mancare dell’aria.

Sento la punta del tuo membro premere fra le mie gambe.
Mi ritraggo. Resto sospesa ad un millimetro dal paradiso. Poi con uno scatto del bacino ti accolgo. Il tuo gemito è il mio. Resto ferma con la tua carne piantata dentro. Con la bocca incollata alla tua. Ti sento crescere. E il fuoco mi brucia.

Apri gli occhi.
Luce che mi avvolge. Sguardo di ardore e sofferenza. Sguardo di fuoco che inghiotte e disgrega la mia natura. Leggo in te la mia stessa pazzia. Uguale inarrestabile bramosia.
I nostri sessi immobili. Uno dentro all’altro in attesa.

Slego un polso.
Il segno qui è quasi viola. La tua forza lo ha inciso in profondità. Appena hai il braccio libero lo alzi. Lo muovi per liberarti dal torpore. I tuoi occhi sono inchiodati nei miei. Li vedo fremere.

E fra noi il silenzio urla.
Il movimento è talmente rapido che non lo riesco a catturare con lo sguardo. La tua mano si abbatte sul mio gluteo e mi colpisce con rabbiosa violenza. Un urlo esce dalle mie labbra ancora incollate alle tue. Lo bevi compiaciuto. E io ti mordo la lingua oscillando il bacino e scopandoti selvaggia.
Premi la mano sul mio culo a fermare il movimento. Parlano solo gli occhi ora. Sfida muta di volontà.

Slego l’altro polso.
Guardo affascinata il braccio sollevarsi. Attendo col respiro contratto. Lo vedo muoversi e precipitare. L’urlo con cui accolgo la fitta sulla mia carne è rabbioso. Mi muovo su di te. Spingo per sentirti ancora più dentro. E tu alzi il bacino per penetrarmi a fondo. Le tue mani artigli che affondano. Le tue spinte mi aprono con una violenza inaudita. Il mio fluido cola su di noi.

Mi aggrappo alle tue spalle.
Le mie unghie penetrano crudeli. E tu infili le tue nelle mie natiche arrossate dalle sculacciate.
I respiri diventano rantoli. Le nostre bocche si torturano risucchiandosi. Gocce di sudore sui nostri corpi si mischiano. Siamo incollati in una danza carnale dove le nostre menti si stanno stritolando alla ricerca della supremazia. Non vi è dolcezza. Ma passione infuocata da rabbia e desiderio.
Mi sento regina delle amazzoni. Cavalco selvaggia il tuo cazzo.

Mi spingi via.
Con fredda determinazione esci dal mio corpo. Mi fai rotolare supina e sei subito sopra. Dentro. Ovunque. Prendi il mio corpo con una forza inaudita. Spinte profonde e veloci sbattendo il ventre sui miei glutei. Schiaffi di carne che annebbiano la ragione. Le mani arpionano il mio seno. Sto tremando, convulsioni di erotismo al limite del sopportabile.

Mordo le lenzuola.
Non voglio farti sentire i miei gemiti. Questo nostro scoparci è devastante. Una lotta di due forze contrapposte. Di intensità uguale. Sento le tue contrazioni. I tuoi muscoli divenire corde che cercano di frenare ciò che sta salendo. Ma non è più possibile. Per nessuno dei due. Muovo i fianchi al tuo ritmo. Mi apro sempre di più a te. Carne che mi appartiene. Carne che ti appartiene..

Urli.
E io urlo con te. Con fiume di lava mi inondi. Sento bollire il mio interno. La forza del tuo sperma risale. Mi dilaga dentro. Mi fa sciogliere e morire. Sensazioni sconosciute mi travolgono portandomi dove non sono mai giunta.
Crolliamo senza respiro. Impotenti a qualsiasi movimento. Vinti entrambi.

Ti muovi.
Il tempo ci ha camminato sopra. Per quanto non so. Ti sento muovere su di me e riapro la mente al mondo che ci circonda. Sento la tua carezza sul collo. Sento la tua voce che sussurra un tenero buongiorno al mio orecchio. Voce fatta di sospiro spezzato. Mi fai rotolare portandomi sopra al tuo corpo. Occhi dentro agli occhi. Lecchi le mie labbra rinfrescandole con la tua saliva. Sfiori con i polpastrelli la mia schiena seguendo la colonna vertebrale. Scendi sui glutei in una lenta carezza.
La tua voce roca, velluto che mi rapisce, sussurra due parole che mi danno l’estasi :
- Quando vuoi -

Poi allarghi le gambe.
Alzi le braccia.
Ti fai croce pronta ai lacci.
Ti offri a me.
Senza proferire altra parola.
Non serve.
E io accolgo il dono con inaudita gioia.