Serata di gala

di  Matilde

 



Resta fermo e taci.
Sta nascendo.
Parole che si rincorrono nella mia pancia.
Prendono forma.
Si incastrano e si illuminano.
Vedo l’oltre.
E in me l’aspide emerge.

Serata di gala.
Ti guardo aggirarti nella sala. Il tuo muoverti spavaldo e sicuro in mezzo a tante belle donne. Il tuo sguardo da predatore studia e cataloga quello che vede. Sei impeccabile nell’abito scuro. Bello e intrigante. Guardo la tua mano che stringe il calice di vino. Vorrei essere quel liquido ambrato.
Vorrei essere assaporata con la stessa golosa bramosia.
Sei mio.
Eppure mi hai sfidato.
Mi hai fatto sentire inadeguata.
Disdicevole di ingenuità carnale.
Quello che poteva essere scambiato per un complimento è stato un attentato alle mie certezze.
Come hai detto ? Mi risuona in mente greve, oltraggio alla mia femminilità :
- sei deliziosa a letto, la tua dolcezza mi lusinga, la tua arrendevole cedevolezza è balsamo in cui rilassarsi … -
Poteva sembrare un complimento. Ma non lo era. Ho percepito l’accusa. Velata insoddisfazione. Celata ma non taciuta.
Ti guardo.
E immagino come punirti.
Amarti da oggi sarà travolgerti.

L’invito è per questa sera alle ore 23,00.
Un nuovo messaggio, un invito provocante ed audace  - voglio cibarmi di te, voglio il tuo corpo e la tua anima … sabato ore 23,00 nella casa al mare. Ti aspetto. –
Ho spento il cellulare e mi sono resa irreperibile. Voglio che la tua curiosità sia amplificata dall’inquietudine.
Non sei abituato ai miei silenzi.
La tua bimba è sempre dolce e disponibile.
Ma stasera non c’è la bimba. Stasera conoscerai la donna. la parte oscura fatta di erotizzante egoismo.
Femmina che disgregherà le tue certezze.

Gli ultimi tocchi prima del tuo arrivo.
La casa è un vecchio villino ristrutturato affacciato sul mare. Nella veranda ho preparato un rinfresco per te. Ostriche e champagne. Qui ti regalerò attimi di tenerezza.
Ma è la camera da letto che assorbirà i tuoi gemiti.
È una camera bellissima. Austera e con un’atmosfera antica e preziosa.
Appoggiato alla parete un grande cassettone con specchiera dei primi del novecento in radica di noce. Sopra un vaso di cristallo con bellissime rose scarlatte. I petali sembrano intrisi di sangue.
Un grande letto in ferro battuto troneggia nella stanza. Le lenzuola candide hanno virginali pizzi intagliati. Sembra un talamo nuziale in attesa della sposa. Ai quattro angoli vi sono sciarpe di lucida seta rossa legate.
Il dipinto alla parete attrae lo sguardo. Una riproduzione di “La Giuditta“ di Klimt. Simbolo della femme fatale, crudele e seduttrice. Perfetta musa ispiratrice.
Mi guardo attorno. Ti immagino già steso nel letto e sento il sangue scorrere veloce nelle vene. Pulsante linfa della mia eccitazione.

Mi guardo allo specchio.
L’abito che indosso è nero e aderente. La profonda scollatura lascia scoperta la schiena. Sandali di strass con tacco a spillo. Gioielli per i miei piedi. I capelli raccolti in un severo chignon con alcuni riccioli ribelli ad accarezzarmi il viso. Gli occhi resi più languidi e misteriosi dal kajal.
Guardo la mia immagine allo specchio.
Sorrido compiaciuta.
Sono perfetta.
Perfetta per travolgerti.

Finalmente sei qui.
Nell’aria il crepitio lontano del tuono. È in arrivo un temporale estivo. Il mare sbatte con vigore sugli scogli. Il buio è quasi totale.
Sento il rombo del motore avvicinarsi. Il faro mi illumina mentre giungi a me. Parcheggi la moto e ti avvicini. Annuso il tuo profumo. Sai di cuoio grezzo. E di maschio.
Non parli. Ghermisci il mio corpo in un abbraccio rude. La tua bocca sulla mia. La tua lingua che affonda nella mia bocca.
Sento la tua rabbia per il mio silenzio.
Godo nel percepirla.
Mi lascio stringere, ti lascio palpare e godere del mio abbandono.
Per ora.
Sorrido mentre ti stacco dal mio corpo.
Un brivido mi percuote.
Guardo i tuoi occhi. leggo i tuoi pensieri e la tua voglia.
Ti prendo per mano e ti porto sotto la veranda. Ti passo la bottiglia di champagne. La apri con maestria e versi il perlato nettare nei calici.
- Che eleganza stasera - osservi compiaciuto il mio corpo fasciato dall’abito, soppesi tutti i particolari da vero intenditore
-  Champagne, ostriche e tu sensualissima e con uno sguardo pericolosamente felino, mi devo preoccupare ? -
-  Si dovresti – la risposta sibillina ti lascia interdetto un attimo, poi la tua risata divertita, - cosa vuoi da me stasera piccola ? –
- Voglio il permesso di usarti. Voglio poter fare di te ciò che voglio. Amore posso ? – la mia voce è carezzevole e lussuriosa nel contempo.
Miele piccante.
Tela di mantide in cui avvolgerti.
- Me lo hai già chiesto una volta. Ti ho detto si. Stasera ti ripeto la stessa frase “ fai di me ciò che vuoi “ da te mi farei anche torturare, ma ad una condizione…-  ora il tuo è sguardo di cacciatore che punta la preda. Dominatore che si lascia dominare per ottenere il suo scopo. Ma io sono disposta a cederti l’anima pur di averti schiavo per una notte.
Non è ragione che guida. Solo istinto.
- Chiedi - una sola parola in cui vi è già l’assenso. Incondizionato.
- La prossima volta sarò io a chiederti di poter farti ciò che voglio –
- È giusto – accetto senza ribattere.
Laconica.
Decisa.
E sempre più eccitata.

Mangia.
Labbra fameliche unite a suggellare il patto.
Mani che sfiorano e accarezzano. Dolcissima ti avvolgo nella mia malia.
Spremo il succo di limone su di un’ostrica. Il frutto dalle mie dita alla tua bocca. La mia lingua sul tuo collo lentamente ti stuzzica. Le mie mani scendono disegnando il tuo corpo, tocchi fugaci per accenderti.
Mangia amore.
Lasciati vezzeggiare.
Lasciati coccolare.
Goditi le ultime briciole di tenerezza.
Da adesso la musica cambia.
Diventa sincopata e acuta.
Diventa suono sfrenato di tamburi tribali.
Lussuria pura per saziare i miei sensi.
E cibarmi di te.

Atto secondo
Il primo atto è concluso.
L’antipasto lo hai gustato. Ora ti porto alla mia tavola.
Tu sarai la carne che soddisferà la mia fame. Tu sarai il vino che inebrierà i miei sensi.
Entriamo nella camera da letto. Guardi e nei tuoi occhi vedo passare un lampo. Fissi il letto. Le sciarpe legate. Comprendi. E il tuo viso riflette la licenziosa aspettativa.
- Spogliati e stenditi sul letto.-
La dolcezza è svanita.
Mi guardi e cominci a spogliarti. Ti piaccio quando divento imperscrutabile.
Quando non capisci dove voglio arrivare. Non capisci dove ma sai che è una nuova frontiera che voglio superare.
Ti piaccio sfrenata e ribelle.
Ma stasera ti piaccio ancora di più.
Perché percepisci l’aspide.
Sei nudo. Ti accosti al letto e ti stendi. Alzi le braccia, allarghi le gambe. Croce pronta per essere fissata. Sorridi mentre mi mostri i polsi.
Proprio come ti voglio.
Lego i tuoi polsi. Lego le tue caviglie. Nodi fatti per resistere. Conosco la tua forza. Non devi poterti liberare.
E comincia la mia notte.

Resta fermo.
Non parlare. Non muoverti. Voglio fare al tuo corpo ciò che voglio.
Esigo la tua resa. Incondizionata. Senza eccezioni o deroghe.
Voglio usarti. Prenderti. Farti morire di me. Voglio gustare ogni tuo fremito. Centellinare ogni tuo respiro. Regalarti la purezza del desiderio inappagato.
Ora hai quegli occhi che raccontano. Quel velo umido che permea il tuo sguardo quando mi scopi col pensiero. Quando il tuo desiderio diventa urgenza .

Si, ti voglio così.
Mi allontano dal letto. Mi avvicino al cassettone ed inizio a spogliarmi.
Sensuale odalisca per te. L’abito scivola con estenuante lentezza scoprendo pelle che già vibra. Rimango con il perizoma di pizzo nero. Un dito gioca con le mie labbra. La lingua esce e lo lecca voluttuosa. Lo intingo nella
mia bocca socchiusa. Succhio avida. Lo estraggo umido di saliva. Lo faccio scivolare fino al capezzolo che si irrigidisce nell’attesa del contatto. Mi guardi. Rapito dai miei gesti. Le mani scendono sul mio ventre. Si insinuano nel perizoma. Mi sto masturbando davanti a te. Impotente spettatore. Faccio cadere lo slip a terra. Prendo una rosa. Il fiore ora è fra le mie gambe aperte. Lambisce il mio umido nido e si bagna nella mia rugiada.
Mi chiami.
Vuoi essere partecipe e non spettatore.

Taci !
La mia voce è appena un sussurro.
Ma è nera come il peccato.
Vengo da te. Il calice di vino fra le mani. Bevo un sorso, gustandolo piano.
Poi ne prendo un altro e te lo faccio bere dalle mie labbra.
Bevi dalla mia bocca.
Io berrò dal tuo corpo.
Prendo il calice e verso tutto il contenuto sul tuo corpo. Poi mi chino e bevo.
Il sapore del vino sulla tua pelle diventa afrodisiaco.
Sui capezzoli mi soffermo fino a sentirli ergersi fra le mie labbra. Succhio ogni traccia del dolce nettare, seguendone il percorso di ruscello che discende. Nell’ombelico si è formato un laghetto, ci immergo la lingua mentre m’inebrio investita dal tremore del tuo ventre. La mia bocca si colma della tua voglia. L’erezione preme verso la mia gola. Accarezzo lo scroto, insinuo le dita fra i tuoi glutei toccandoti prima coi polpastrelli e poi passandoci la lingua. Una scia umida che ti fa rabbrividire.
Sui tuoi testicoli mi soffermo baciandoli a lungo mentre la mano stringe il tuo fallo assorbendone gli spasmi. Poi affondo i denti strappandoti un gemito.

Resta fermo.
Te lo sussurro sulle labbra. Ti alito la mia volontà mentre carpisco la tua.
Mi alzo e prendo la rosa. Te la passo sul corpo. Petali intrisi dei miei umori. La passo sulle tue labbra. La tua lingua cerca il mio sapore.
La appoggio sul tuo torace. È bellissima. Orgogliosamente pregna di noi.
Macchia scarlatta sul tuo corpo. La premo lentamente. Ti sento tendere quando la spina si conficca vicino al tuo capezzolo. Guardo affascinata la stilla di sangue nascere . Getto la rosa, rea di averti ferito e ti curo con la mia saliva. Succhio il tuo sangue. Felino ingordo che si ciba.
Mi distendo su di te. Membra che combaciano incollandosi. Assorbo i tuoi fremiti, mentre il calore ci avvolge.
Stesa sul tuo corpo, sento pulsare la tua asta sul ventre. Mi apro, mi premo e faccio entrare la punta nella mia grotta. La mia bocca incollata alla tua. Salgo e ridiscendo facendoti percepire l’entrata. Bagnandoti con i miei succhi e ritraendomi.
Poi mi pianto su di te.
Un unico movimento.
Ti sento fino al midollo.
Potrei godere con un'unica spinta.
Lo faccio uscire. Con il pube mi ci premo sopra mentre ti bacio cercando di calmare l’urgenza che ora provo.
Inizio ad esplorarti, a risvegliare ogni centimetro della tua pelle. Mi insinuo in ogni tuo anfratto, con le labbra, con la lingua, con le unghie, con tutta me stessa.

Ti voglio.
Accovacciata sul tuo volto.
Aperta al tuo sguardo.
Miele che brilla invitante.
Il tuo cibo.
Scendo su di te. Cerco la tua bocca. Affondami dentro ora, leccami e assaporami a lungo. Voglio godere sulla tua lingua.
Senti i miei sospiri ? senti le contrazioni che mi provochi ? godi di questo perché stasera non avrai altro sfogo che il mio godere.
Mi strofino, mi muovo ritmica sul tuo viso. Mi lascio scopare dalla tua lingua, mentre con le mani stringo le tue cosce piegandomi su di te. Verga impazzita nella mia bocca. Ti spingi con i fianchi per affondare sempre più a fondo e io ti assecondo. Ti inghiotto. Ti lascio uscire. Ti ricaccio dentro. Lo sento ingrossarsi. Riempirsi. Prepararsi all’eruzione.
E lo caccio via.
Mentre il mio orgasmo ti riempie. Ti annego nel mio piacere. Ti assordo coi miei gemiti. Ti travolgo e non ti do nulla in cambio.

Basta ora.
Mi alzo.
I tuoi occhi sono brace che mi consuma.
Prendo una sciarpa di seta e ti bendo.
Ora ti nego anche il guardarmi.
Ora puoi solo immaginare.
Prendo un cubetto di ghiaccio.
Lo strofino sui tuoi capezzoli. Un brivido ti percuote.
Lo faccio fondere al tuo calore.
E lecco le gocce mentre si formano.
Prendo una manciata di ghiaccio tritato. Lo semino sul tuo ventre e mi ci appoggio sopra col mio.
Ecco cos’è il ghiaccio bollente.
Nulla è abbastanza freddo per spegnere la passione. Ti strofini a me. Il tuo membro cerca di forzarmi, preme la sua urgenza pregandomi col suo ardore di
aprirmi. Di assorbire la piena che è quasi all’apice.

Resta fermo.
No.
Non devi godere. Non stasera.
Voglio torturarti a lungo.
Voglio passare ore con la mia lingua sul tuo corpo.
Portarti vicino all’estasi mille volte e poi ritrarmi. Farti diventare folle. Farti urlare di rabbia. Usarti come uno strumento. Affondarti in me e fuggire svelta. Per ricominciare subito dopo.
Anche il mio desiderio è limite difficile da contenere.
Fra le mie gambe arde il fuoco.
Respiro piano per rallentare e per contenere l’eccitazione che mi incendia.

Ancora
Stesa sul tuo corpo, con i palmi aperti sui tuoi, le gambe sulle tue, chiusa ma accessibile.
Mi strofino avida.
Scivolosa e bollente.
Lunghi baci inframmezzati dai nostri gemiti, resistendo alla tentazione di cavalcarti subito.
Il tempo scorre lento, scandisce i nostri brividi.
Sei al limite.
I tuoi muscoli sono tesi e vibrano. Dalle tue labbra sfugge una preghiera.
- scopami ora  -

Resta fermo.
No !
Il tuo piacere lo decido io.
Mi sollevo .
Guardo il tuo fallo.
Rigido marmo che punta verso il paradiso.
E mi impalo.
La mia carne lo avvolge. Lo stringe in contrazioni ormai incontrollabili.
Con le mani mi tengo alle tue cosce ed inizio a muovermi, spingendomi con forza, cercando di farti entrare sempre più in profondità. Vorrei essere penetrata da tutto il tuo essere.
Ma mi fermo.
Mi stendo al tuo fianco.
La mia mano scivola fra le mie gambe.
Prendo gocce del mio piacere e le porto alle tue labbra.
Bevimi.
Mangiami .
Fantastica su quanto sia dolce affondare in me.
Succhi le mie dita. La tua fame ora è insaziabile.
Ora tendi le orecchie e ascolta.
Non è il tuo cazzo che mi farà godere ma la mia mano.
La tua voce ora è tuono di tempesta – smettila ora, slegami o fammi godere ! –

Taci
Le unghie scavano la tua pelle in una carezza crudele. Dal petto scendono punendo la tua ira disobbediente. Scia scarlatta che dipinge un sentiero bruciante.
Il tuo gemito di rabbia mi provoca un brivido di inaudito piacere.
Guardo il tuo cazzo. È ora imperiosamente alzato. Brilla sulla cappella una goccia invitante. La prendo fra le dita e la porto alla bocca. Il tuo sapore mi inebria.
Poi tuffo la mano fra le gambe e mi lascio andare, assecondo le dita oscillando il bacino, e strofinandomi alla tua pelle perché tu possa intuire.
Sento arrivare l’orgasmo. Mi pervade dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli.
Urlo la mia estasi.
Le membra accartocciate, fuse dal turbine di fuoco.
Crollo sotto la sferza della passione.
Il respiro rotto. Gli occhi vuoti. Le gola asciutta.
Gusto le ultime scintille guardandoti.
Sei oltre il limite. I miei brividi ti possiedono.
Vedo montare la tua piena, inarrestabile marea che sale indomabile.
Mi chino su di te, alito il mio respiro ad un millimetro dal tuo fallo.
Urli rabbioso mentre non contieni più il desiderio. Godi senza che io ti sfiori.
Godi al solo pensiero di avermi.
Guardo lo sperma schizzare. Lo guardo planare su di te.
Con le dita lo spalmo sul tuo ventre.
Poi lo porto alla mia bocca. E mi nutro di te.

Sei mio.