Il gioco

di  Mayadesnuda

 



Ho fatto un gioco. Non sarebbe poi una grande novità. Giocare mi diverte. Conservo un animo bambino. Perversamente bambino. Ma indubbiamente tale.
Non si tratta nemmeno di un gioco nuovo. Non del tutto. Ho già giocato più volte in questo modo. Ma ci sono alcuni elementi ...che mi hanno sorpreso.
Era un fulgida giornata di fine estate dalle mie parti oggi. Un cielo blu che è di per se un dono raro quassù. E Monza era in grande spolvero come sempre quando si prepara a celebrare la kermesse della Rossa.
L’aria era satura di promesse e io ero in buona compagnia. Un’amica vera. Fatto raro per me. Eravamo sedute in un delizioso bar coi tavolini di ferro battuto bianco distesi al sole come tante signore compiaciute della perfezione dei ricami Liberty dei loro ombrellini.
Il bar era praticamente deserto erano le 11 di una giornata lavorativa. Il sole.. mi scaldava le gambe e metteva allegria. Ridevamo di qualche sciocchezza che una delle due aveva detto all’altra, con quel tono complice che solo quando si è realmente intime si riesce avere tra donne. O almeno che a me è sempre riuscito meglio con gli uomini.
Ad un certo punto sento il calore bruciante di uno sguardo che mi accarezza la nuca. Mi volto di scatto, tra le risate della mia amica, e incrocio gli occhi chiari e intenso di un ragazzo, giovane forse neanche 30 enne, che mi fissa. Lo squadro come se gli facessi al radiografia. Arte che ho perfezionato sotto la guida di un insigne maestro anni fa .... che era solito dire: "Rende tutto più semplice cara fare sentire un uomo nudo e a quattro zampe davanti a te nel mezzo della folla". Sagge parole davvero. Solo che il ragazzo avevo curvato leggermente l’angolo della bocca al mio esame e poi aveva tranquillamente continuato a sostenere il mio sguardo. Sono rimasta colpita. Lo ammetto. E mi è venuta voglia di giocare. La mia amica colta al volo la situazione si è allontanata adducendo una scusa. E io sono andata in bagno per prepararmi a dare inizio ai ludi. Ho sfilato il tanga di raso celeste che indossavo sotto la gonna a tubo bianca e infilandolo in borsetta sono tornata al tavolo lentamente incollando lo sguardo sulla bocca del ragazzo mentre con la punta della lingua mi accarezzavo lentamente le labbra. Appena riaccomodata al tavolo gli ho sorriso maliziosa e poi dopo aver saldato il conto mi sono alzata decisa. E raggiunto il suo tavolo gli ho lasciato cadere in grembo il mio tanga profumato. Quindi gli ho voltato le spalle e me ne sono andata. L’ho visto con la coda dell’occhio affondare il volto nel tanga e ho sorriso.
Ancor di più quando cercando il cellulare nella borsa mi sono imbattuta nel conto del bar che avevo distrattamente infilato in una tasca e vi ho trovato un messaggio velocemente scribacchiato sopra: Sei esattamente come ho sempre immaginato....la donna che mi avrebbe reso schiavo.
Confesso ho riso.