Dam Ore Indefinite/Stop

di   DarkMoon

 



Dam, ore 16.30. Il cielo è coperto da nubi d’asfalto, ci frustano raffiche di vento gelido sparate da oltre Manica.
Io e Joy ci aggiriamo per i vicoli della trasgressione: The red light district.
Vicino al Bull-dog, troviamo un motel da schifo, con un prezzo da rapina.Prendiamo una stanza.
Dopo una lunga rampa di luridi scalini coperti da una moquette piscio, entriamo; finestrelle raso terra e due materassi come letto,un armadio per le bambole e un lavandino.Il bagno personale con tanto di chiave è in corridoio. Ci buttiamo sul letto e ridiamo euforici.
Sono con Joy, del resto non me ne fotte niente.
Fumiamo un po’ di ganja appena e lo sballo ci arriva potente. Ci rotoliamo sopra quelle coltri lerce, ci baciamo, intensamente. Ci spogliamo e accendiamo una abat-jour scassata.
Tutto è così romantico. Joy portami in paradiso, io ti amo. Io voglio l’estasi, estasi d’amore.
Le sue mani ristringono il seno mentre la sua lingua scende lungo il mio corpo, delicatamente. Mi succhia la figa, mi stringe il culo, si spinge sempre più a fondo.
Ce l’ho in bocca e lui mi stringe la testa tra le mani, pare voglia farmelo ingoiare.
Ci guardiamo negli occhi: i nostri corpi madidi di sudore e umori sono ora uno dentro l’altro, incastrati in amplesso perfetto. Sono sotto di lui, sopra di lui, gli offro il culo, mi penetra di nuovo.
La ganja ha dilatato il tempo.
Fuori è scuro, poi buio. Mille luci provengono dalla strada, una massa di fumati urla la sua volgare noia sballata.
Dal piano di sotto, la musica dei Jefferson Airplaine fa da sfondo al nostro amore.
Joy viene dentro di me e io lo abbraccio talmente forte che non mi accorgo di piantargli le unghie nella schiena.Mi sorride, mi dice occhi di bambi io penso di amarti…
Ora White leather è on air e noi continuiamo a slinguarci, a percorrere reciprocamente i nostri corpi in esplorazioni di orifizi. Foxy Lady ci accompagna in un crescendo verso l’orgasmo, totale.
Stiamo un po’ avvinghiati nel letto sfatto, poi Joy si alza, dà fuoco a una siga e mi passa dei funghetti allucinogeni.
Ne prendo uno, con lui.
Ci troviamo a camminare per il centro di Red Light district. Mattino inoltrato. Le insegne rutilanti dei coffe- shop e le donne in vetrina si trasformano in visioni angeliche, i canali putridi d’acqua verde stagno con i barconi ormeggiati diventano pura poesia.
Camminiamo tendendoci per mano tra una folla variopinta e sfocata, macchie di colore che ravvivano la nostra alterata lucidità. Mentre tutto sfuma in un’alba fredda, noi sorridiamo persi in mondi nostri. Appena il primo coffeeshop apre ci fiondiamo a fare colazione, un pasto senza etnia, né storia.
Viviamo l’attimo e non pensiamo al domani.
Solo a noi. I miei occhi dentro i suoi occhi ora e il mondo potrebbe anche andare a puttane.