Mercoledì pomeriggio

di  Ocramocra

 

 

Prima di leggere questo racconto è necessaria una nota che guidi alla lettura, vista la forma assai particolare scelta dall'autore come stile narrativo.  Ocramocra mi scrive:
" una unica precisazione: è importante impaginarlo con la costruzione data dall'uso della tabella invisibile perchè il ritmo del racconto è dato dall'occhio che salta a destra e sinistra rallentando e accelerando in seguito alla lettura ... l'intento è quello di una scrittura che concilia l'uso della parola e quello del movimento"

Beh, ad essere franco, la cosa mi ha fatto tribolare, realizzando la pagina, non poco. Spero solo di essere riuscito a rendere in modo accettabile quello che lui desiderava trasmettere scrivendolo. Io ci ho provato...
 

 

 

Lei era li.  
  Lo stavo aspettando.
Io sono entrato e lei era li.  
  Lo stavo aspettando quello stronzo.
Era mercoledì pomeriggio, io sono entrato e lei era li, sdraiata sul letto  
  Cazzo … sapevo che non avrebbe resistito e lo stavo aspettando.
Quel giorno, era mercoledì pomeriggio, avevo smesso di lavorare presto e, rientrato a casa, ho trovato Susanna, mia nipote. Studiava un esame di psicologia, ed era li, sdraiata sul nostro letto matrimoniale, mio e di mia moglie, in mutandine e maglietta con le gambe leggermente divaricate. Non mi aveva sentito entrare perché avevo fatto pianissimo. Avevo soltanto paura che sentisse il mio cuore battere forte.  
  Avevo fatto in modo che quello stronzo di mio zio Carlo sapesse che ero sola in casa perché ne avevo parlato con mia zia di fronte a lui, e lo stavo aspettando. Zia Claudia è dolcissima con me, mi aiuta a studiare per gli esami e io aiuto lei a trovare se stessa con le mie carezze. Ha un corpo stupendo, pieno e il profumo della sua pelle mi manda in estasi. Ha appena imparato da me quanta passione ci può essere fra due vere femmine.
 

 

 

 
Claudia non c’era.  
  Volevo punirlo.
Quel pomeriggio mia moglie Claudia non c’era.  
  È uno stronzo e volevo punirlo.
Sapevo benissimo che quel pomeriggio, a casa, mia moglie Claudia non c’era.  
  Mia zia ha sofferto tantissimo per quanto stronzo lui riesce ad essere e volevo punirlo.
Claudia, mia moglie, professoressa di psicologia cognitiva all’università di Firenze, quel giorno aveva dei corsi di recupero pomeridiani e quindi non era in casa, e quindi non c’era, ed io lo sapevo. Di solito lei da a Susanna, studentessa di psicologia, lezioni private. E’ figlia di sua sorella, e quindi nostra nipote. Susanna ha 21 anni, bionda, capelli lunghi, alta, gli occhi verdi, magra e con il seno molto piccolo, appena appena accennato.  
  Zia Claudia ha sofferto veramente tanto per tutti i tradimenti che ha subito, per tutte le volte che andando a letto sentiva l’odore di altre donne, per ogni capello trovato sugli abiti di Carlo, suo marito. Io le ho fatto provare un’altra dimensione con il mio corpo, la mia bocca, le mie mani ed ero incazzata con mio zio … volevo punirlo, e la punizione era fargli capire chi è veramente … uno schiavo, volevo sapesse che appartiene alla razza degli schiavi.
 

 

 

 
Lho guardata.  
  Facevo la troia
Sono rimasto nascosto e l’ho guardata.  
  Ogni volta che era presente facevo la troia
Susanna non mi aveva sentito entrare, e, di nascosto dal corridoio, l’ho guardata.  
  Quando era in casa io facevo la troia bambina per eccitarlo
Rientrando non ho fatto rumore perché avevo visto il motorino di Susanna parcheggiato in cortile, e, sapendo che mia moglie non c’era, volevo sorprenderla, spiarla, osservarla senza l’imbarazzante presenza di mia moglie. Sono tre mesi che mi fa impazzire provocandomi con il suo atteggiamento malizioso e deliziosamente infantile. Mi sono nascosto nel corridoio e l’ho guardata desiderandola da impazzire.  
  Tutte le volte che era in casa non mi mollava mai con il suo sguardo ed io facevo ogni cosa che potesse eccitarlo … usavo t-shirt scollate così che potesse vedere il mio piccolo seno quando mi piegavo in avanti sul tavolo, lasciavo che guardasse fra le gambe tenendole aperte sotto il tavolo, tenevo la bocca leggermente aperta appoggiando la lingua sulle labbra … insomma, facevo la troia bambina e lui si toccava il cazzo perché gli veniva duro, e io mi divertivo a farlo impazzire
 

 

 

 
Muoveva le dita.  
  Era dietro la porta
Ha messo la mano in mezzo alle gambe e muoveva le dita.  
  Ho messo la mano sulla figa perché era dietro la porta
Lei si è messa una mano nelle mutandine e muoveva lentamente le dita.  
  Con la mano ho cominciato ad accarezzarmi la figa perché ho sentito che lui era dietro la porta
Ho visto Susanna infilarsi una mano nelle mutandine e ho visto che muoveva le dita. Si vedeva chiaramente che giocava con la sua vagina accarezzandola e spingendo il bacino verso il basso ritmicamente. Era chiaro che aveva voglia e che non stava studiando. Il suo sedere era straordinariamente tondo, liscio, bello. Le mutandine erano scivolate nella fessura e si vedevano i muscoli dei glutei tendersi quando spingeva il bacino verso la mano  
  Cazzo … sentivo il maiale grugnire dietro la porta. Ho cominciato allora ad accarezzarmi la figa lentamente spingendo il culo su e giù e tirando un po’ gli slip così che rientrassero nella riga del sedere mostrandolo. Giocavo con le dita facendo entrare e uscire il medio dalla figa ansimando un po e alzando la testa come se stessi godendo. Avevo aperto leggermente l’anta dell’armadio e quindi riuscivo a vedere cosa succedeva dietro la porta. Lui era li … inchiodato con lo sguardo fra le mie gambe.
 

 

 

 
L’ho tirato fuori.  
  Ce l’aveva in mano
Ho aperto la patta dei pantaloni e l’ho tirato fuori.  
  Ho visto chiaramente che ce l’aveva in mano.
Con le mani che tremavano ho aperto la zip dei pantaloni e l’ho tirato fuori. Era durissimo.  
  Che maiale … si vedeva chiaramente che l’aveva in mano e se lo menava
Mi è diventato immediatamente durissimo. Allora ho aperto i pantaloni e l’ho tirato fuori iniziando a masturbarmi lentamente. Le mani mi tremavano. Vedevo il volto di Susanna riflesso sullo specchio dell’armadio. Aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Si vedeva la lingua e i denti bianchissimi. Con la lingua accarezzava le labbra. Aveva aperto ancora di più le gambe e muoveva le dita velocemente accarezzandosi anche l’ano.  
  Quel pezzo di merda se l’era tirato fuori e lo menava … cazzo … si vedeva benissimo, ce l’aveva in mano e andava su e giu. Allora ho iniziato a infilarmi il dito anche nel buco del culo e ad ansimare più forte. Ho chiuso gli occhi perché la cosa cominciava a piacermi e mi ero bagnata tutta. Ho allargato le gambe di più così poteva vedere meglio e perdere del tutto la testa. Volevo che perdesse la capacità di ragionare. Che si trasformasse in quello schiavo che è … senza cervello
 

 

 

 
Lei si è girata ansimando.  
  Mi sono girata.
Susanna di colpo si è girata sulla schiena ansimando.  
  Per eccitarlo di più mi sono girata.
Ansimando forte, Susanna si è girata di colpo sulla schiena continuando a muovere la mano.  
  All’improvviso mi sono girata sulla schiena continuando a masturbarmi con la mano.
Si è girata velocemente sulla schiena ansimando forte forte e tenendo sempre la mano nelle mutandine. Spingeva il bacino verso l’alto, adesso, tendendo le gambe. Con l’altra mano aveva fatto scendere la maglietta e si accarezzava il seno pizzicandosi i capezzoli. Io continuavo a masturbarmi, però molto velocemente. Credo di avere fatto rumore perché stavo per venire e mi ero appoggiato con l’altra mano alla parete opposta del corridoio. Ansimavo anche io.  
  Ho cominciato ad ansimare più forte e mi sono girata sulla schiena. Mi masturbavo forte adesso e spingevo la figa verso l’alto, verso la mia mano. Intanto avevo tirato su la maglietta e mi accarezzavo le tettine, tenevo la bocca aperta e la lingua fuori accarezzandomi le labbra gemendo. Sentivo chiaramente che anche mio zio stava accelerando il ritmo della sega che si stava facendo fuori della porta e ansimava pesantemente … ancora poco e sarebbe venuto li in piedi.
 

 

 

 
Mi ha chiamato.  
  Mi sono seduta.
Improvvisamente Susanna mi ha chiamato.  
  Ho smesso di masturbarmi e mi sono seduta.
Susanna, con voce roca, mi ha chiamato, improvvisamente dicendomi di entrare.  
  Mi sono seduta smettendo di masturbarmi e l’ho chiamato.
Facendomi spaventare, Susanna, all’improvviso e con voce roca, mi ha chiamato. Ha detto “vieni dentro zio”. Sembrava un ordine ed io, come un automa, sono entrato con il cuore in gola. Ce lo avevo ancora in mano e mi vergognavo. Mi sembrava di impazzire ed il viso era di fuoco, però stavo li, in piedi, vergognosamente eccitato e muovevo lentamente la mano su e giù sul mio membro. Aspettavo che succedesse qualcosa.  
  Il momento era giusto. Mi sono seduta e l’ho chiamato con voce che non lasciava dubbi sulle mie intenzioni, era un ordine: “vieni dentro, zio” … tre o quattro secondi dopo la porta si è aperta lentamente e Carlo è entrato rosso di vergogna e con il cazzo in mano. Stava li, in piedi, come un cane bastonato ma si capiva che era divorato dalla voglia … era al limite del godere perché ansimava forte e teneva gli occhi fissi nei miei.
 

 

 

 
Leccami” ha ordinato.  
  Leccami”.
Con voce bassa mi ha ordinato “leccami”.  
  Parlando lentamente gli ho detto “leccami”.
In modo autoritario e con voce bassa mi ha detto “leccami”. Era un ordine.  
  Sapevo quello che volevo e, lentamente ma con voce autoritaria, gli ho detto “leccami”.
La voce bassa e alterata dal desiderio, Susanna, guardandomi negli occhi con crudeltà, mi ha dato un ordine: “leccami” ha detto. Io mi sono inginocchiato sul pavimento al bordo del letto e lei, scostate le mutandine, ha messo una mano dietro la mia testa spingendola fra le sue gambe. Ho aperto le labbra iniziando a leccare, succhiare e baciare. Lei mi teneva forte forte la testa schiacciata e muoveva il bacino su e giù. Era completamente depilata.  
  Tenendo lo sguardo fisso nel suo con cattiveria e ferocia, gli ho dato un secondo ordine: “leccami”. Lui, come un automa, ha fatto due passi in avanti e si è inginocchiato ai piedi del letto. Gli ho preso allora la testa con le mani e, tenendogliela schiacciata, l’ho costretto a leccarmi la figa. Ero completamente depilata e sentivo la sua barba pungermi. Ho iniziato a muovere la figa su e giù sulla sua faccia impedendogli quasi di respirare … volevo che facesse fatica a respirare.
 

 

 

 
Mi ha dato una sberla.  
  Mi ha infilato un dito.
Inaspettatamente mi ha dato una sberla.  
  Lo stronzo mi ha infilato un dito.
Si è tirata indietro, improvvisamente, e mi ha dato una sberla molto forte con la mano aperta.  
  Lo stronzo pensava di poter fare quello che voleva e mi ha infilato un dito nella figa.
Appena ho messo un dito nella sua vagina, Susanna si è tirata indietro velocemente e mi ha dato una sberla molto forte. Me l’ha data con la mano aperta centrandomi la guancia con assoluta precisione. Si è messa ad urlare che non mi aveva detto di infilarle un dito, ma soltanto di leccare. Allora mi ha ordinato di guardarla e masturbarmi velocemente li in piedi che lei doveva studiare e non aveva altro tempo da perdere.  
  Cazzo … lo stronzo mi ha infilato un dito nella figa. Era quello che aspettavo. Mi sono tirata indietro improvvisamente e lui è rimasto come un deficiente con la bocca aperta e il viso tutto bagnato dalla mia bava. Gli ho tirato uno schiaffo più forte che potevo e ho urlato che non glielo avevo permesso. Mi guardava sbattendo gli occhi senza capire. Sempre urlando gli ho ordinato di farsi una sega di fronte a me in piedi, e di farlo velocemente che avevo altro da fare.
 

 

 

 
Sono venuto.  
  Mi ha schizzato.
Ho sentito le gambe cedere e sono venuto.  
  Mi ha schizzato addosso con un gemito forte.
Le gambe mi hanno ceduto ed io sono venuto schizzando forte.  
  Gemendo forte mi ha schizzato addosso e sembrava che stesse svenendo.
Masturbandomi velocemente sono venuto. Le gambe mi sono diventate molli e ho rischiato di cadere in avanti. Susanna mi guardava ferocemente negli occhi ed io le ho schizzato sulla maglietta un po’ di sperma. Un po’ anche sulla gamba. Ho schizzato forte come non mi era mai successo prima. Mi ha ordinato di pulirla con la lingua ed io l’ho fatto. Subito dopo si è girata e mi ha detto di andarmene riprendendo il suo libro. Io sono uscito tenendolo in mano.  
  In piedi con le gambe tese ha incominciato a masturbarsi velocemente. Io non lo mollavo un secondo con lo sguardo e lui era ipnotizzato da me. D’un colpo, gemendo forte a denti stretti, ha goduto schizzandomi forte addosso il suo sperma sulla maglietta e sulla gamba. Sembrava che stesse per cadere a terra svenuto. Senza dargli tregua e guardandolo negli occhi gli ho ordinato di pulirmi la gamba con la lingua e lui, in ginocchio ancora una volta, ha eseguito immediatamente leccando il suo sperma e inghiottendolo. Mi sono girata, allora, ordinatogli di andarsene e lui è uscito tenendosi in mano il cazzo.
 

 

 

 
Mi è piaciuto.  
  Avevo ragione.
Non so perché, però mi è piaciuto.  
  È uno schiavo, avevo ragione.
Incredibilmente mi è piaciuto tantissimo e desidero succeda ancora e ancora.  
  Sono sicura che gli è piaciuto. Avevo ragione, è uno schiavo di merda.
È strano, mi è piaciuto. Io desideravo Susanna ma la volevo normalmente. Sognavo che lei me lo chiedeva ed io me la facevo forte sul divano. Invece è successo tutto questo … e desidero essere il suo schiavo ancora … muto … senza dire una parola. Lei, con la sua malizia, ha capito cose di me che non sapevo ed io le sono grato. Io … mercoledì prossimo finisco presto di lavorare, mia moglie a casa non c’è … chissà cosa scoprirò ancora di me.  
  Che sensazione di potenza, quella si mi fa godere … avevo ragione. Mio zio è uno schiavo e mi deve ringraziare perché gliel’ho fatto capire. Lui pensava di potermi scopare, pensava di dominarmi con il suo cazzo invece … adesso ha capito che soltanto da schiavo può godere, soltanto leccando il suo stesso sperma che nessuno vuole, soltanto sprecando il suo sperma in piedi di fronte ad una figa che non potrà mai avere, soltanto così può godere. Adesso è mio e farà quello che voglio. La prossima volta gli piscio in bocca e se ne perde una sola goccia gli faccio un occhio nero. Anche zia Claudia mi appartiene … non può più fare a meno della mia bocca, delle mie mani, del mio corpo, sono la sua droga e farà certamente ogni cosa le chiedo, anche aiutarmi con i voti.