Shopping, il gioco

di  Red

 

 

  Ricevere quel pacchettino, la sera prima della tua partenza, mi aveva elettrizzato.
Subito, però, ti avevo guardato e i tuoi occhi erano molto seri.
Era uno di quei momenti in cui io non potevo fare altro che annuire, abbassare il capo e rispondere "Sì, Signore".
"Aprirai questo regalo esattamente tra due giorni. Appena sveglia, ancora sotto le coperte, potrai ammirare il mio dono e leggerai con attenzione il biglietto che lo accompagna". Ero basita, non capivo il motivo per cui mi facevi aprire un regalo due giorni dopo avermelo dato, tra l'altro, conoscendomi molto bene: mi sarei consumata il fegato per la curiosità, avrei osservato, guardato, girato e rigirato quel pacchettino di continuo.
"Devi imparare cosa è l'attesa", avevi detto.
Ed ora l'attesa era finita.
Occhi insonnoliti, pacchettino tra le mani che osservo incessantemente, sono compiaciuta per essere stata brava nell'aspettare: ora, mi premio. Lo apro e vi trovo all'interno un cofanetto contenente un set di palline cinesi, molto semplici. Le accompagna un foglio scritto con una grafia elegante, inconfondibile.
Tenendo strettamente in mano le palline, leggo tutto, in un sorso, poi appoggio il foglio di lato, la testa sul cuscino e penso: "ed ora? come faccio?"
Conscia del fatto di dover eseguire il tutto con diligenza, rispettando ogni singolo suggerimento e preferenza che hai espresso nello scritto, metto quindi in bocca le palline, le bagno molto bene con la saliva e le inserisco nel mio sesso, che, scopro con piacevole sorpresa, essere già umido.
"... in questo modo potrai sentirmi sempre con te e dentro di te"
Impossibile non sentire la tua presenza tra le mie cosce.
Non posso farmi la doccia. La mia pelle deve profumare della mia eccitazione.
Apro il guardaroba e scelgo il mio abbigliamento per la giornata, "ti dovrai vestire esattamente come se dovessi incontrarmi, e tu sai a me cosa piace"
Vero. Non ho dubbi.
Camicetta bianca a righine molto fini rosa, gonna nera con spacco a lato, autoreggenti ornate di un prezioso bordo in pizzo.
La biancheria non è prevista.
Attraverso la camicetta si possono vedere molto bene i seni prosperosi, lascio aperto un numero di bottoni tale perchè la scollatura sia generosa e invitante. Unico vezzo e botta di colore un foulard rosso di seta annodato con finta noncuranza al collo.
Giacchino di pelle nera e le decoltè nere di camoscio e vernice che ti piacciono in modo particolare. Un trucco leggero e i capelli raccolti completano il quadro. Sì, mi piaccio.
"Oggi uscirai a fare acquisti"
Naturalmente hai stabilito dove dovrò recarmi. Prendo l'auto.
Direzione: il Centro Commerciale. E' un giorno feriale, molto tranquillo e il parcheggio non è molto affollato.
Mi muovo sicura sui tacchi e le palline sembrano urlare la loro presenza dentro di me. Sorrido.
Sono pronta per la prova.
In galleria passeggio tranquillamente osservando le vetrine, ma attraverso le stesse ho il compito di guardarmi intorno e quindi di farmi notare. Non è facile, non ci sono abituata, tendo sempre a muovermi e ad agire come se fossi mimetizzata con l'ambiente che mi circonda. Oggi devo spiccare.
Prendo un gelato ed è complicato mangiarlo con spigliatezza, naturalezza attirando nello stesso tempo l'attenzione di chi mi circonda. Uhm, comincio a scoraggiarmi, ma come si farà mai? Mentre sono alle prese con il gelato gocciolante e cerco di inseguire con la lingua le gocce di gelato colante, in modo composto e veloce, mi sento osservata.
Dalla vetrina di fronte alla panchina dove sono seduta vedo un uomo che sorride. Ricordo le tue parole "quando verrai notata sarai distesa e padrona di te stessa e decisamente affascinante nelle movenze"
Ed ora? Che faccio?
"Distesa e padrona di me stessa" sembra una definizione lontana anni luce dalla mia natura.
Decido di agire, vada come vada. Sfodero un sorriso compiaciuto, che cela l'imbarazzo per essere stata scoperta, e invita a guardarmi di nuovo. Nessun altro movimento, del resto sono seduta e la posizione che ho assunto permette allo sguardo altrui di soffermarsi sulla mia coscia scoperta dallo spacco che lascia intravedere le calze.
Ripreso il controllo, e terminato il mio gelato, entro, quasi per trovare un rifugio, in un negozio dove qualche giorno prima io e te avevamo visto un paio di scarpe molto carine. Qualche minuto dopo mi ritrovo a provarle parlando con la commessa. Provando le scarpe non mi rendo conto di stare agevolando gli astanti alla vista della mia scollatura: il seno rimane quasi scoperto.
Accenno due passi.
Ammiro i piedi allo specchio, si, mi piacciono proprio.
Alzo lo sguardo.
E mi ritrovo lo stesso signore di qualche momento prima appoggiato ad uno scaffale che ora è parecchio divertito dal fatto di essere rimasto ad osservarmi parecchi minuti a mia insaputa. Ora sorrido apertamente.
Un negozio di calzature per una donna è come un negozio di balocchi per un bimbo: sia donna che bimbo perdono il controllo della situazione e vanno in visibilio. Devo essere stata proprio uno spettacolo curioso e divertente.
Questa volta anch’io mi fermo e lo guardo. Lo faccio apertamente, senza sotterfugi. Anzi, voglio che sappia di essere guardato. Non mi dispiace assolutamente, lo trovo piacevole e questa volta, sembra essere lui, imbarazzato.
Mi tornano alla mente le tue righe: "voglio capire se sai essere affascinante e sensuale con altri, con me dentro di te"
Le palline si fanno sentire. Sei tu che mandi segnali, penso.
Esco dal negozio e mi giro, per assicurarmi che il tale non mi abbia perso di vista. Percorro corridoi, mi fermo davanti a vetrine, e lo vedo sempre a distanza che mi osserva. Ogni volta che mi fermo, si ferma. E ogni volta gli sorrido. Voglio che mi segua voglio che senta il mio desiderio.
Ultima tappa: un negozio di biancheria intima.
Dal di fuori del negozio gli agevolo la vista di me mentre scelgo dei capi particolarmente sexy e li apro in modo che li possa vedere ammiccando con lo sguardo.
Ormai mi dirigo verso l'autovettura.
Mi volto ancora per essere certa che lui mi sia dietro. Eccolo, ha svoltato l'angolo.
Con il gesto plateale di chi è molto accaldata mi tolgo il giacchino che avevo tenuto indosso aperto fino a quel momento. Apro la portiera dell'auto e salendo alla posizione di guida mi sollevo la gonna in modo che non mi impedisca nei movimenti. Lui è a una ventina di metri.
Si è fermato, non accenna ad un passo, ma segue attentamente ogni mio gesto. Mi siedo e lascio la portiera aperta, in modo che mi veda bene. E lui si dispone in modo da non perdersi nulla. Sembra impietrito. Non sorride più. E' preso.
Ed io sono partita per il mio viaggio.
Apro ancora un bottoncino della camicia e ora i seni si vedono perfettamente.
La mia mano si avvicina al bordo della gonna e sembra volerla sollevare.
Il mio nuovo amico allora accenna ad avvicinarsi. D'istinto chiudo la portiera dell'auto, abbasso il finestrino di circa tre centimetri e metto la sicura. Voglio che guardi, non che partecipi.
Infilo la mano sotto la gonna, che a questo punto è salita tanto quanto necessario, allargo le gambe e con un sospiro strappo con un colpo le palline. Un sussulto: è doloroso e piacevole allo stesso tempo e mi rendo conto di essere enormemente eccitata.
Lui, nel vedere questo gesto, ormai è a un passo dal finestrino e mi fissa, immobile.
I miei occhi sono nei suoi, porto alla bocca le palline e le pulisco con la lingua in modo accurato facendole poi scorrere dalle labbra al collo fino ad arrivare a formare una scia di umori e saliva nel solco dei seni.
Sono pronta ormai: "e ti masturberai in modo prepotente, come se non lo avessi mai fatto"
Testa buttata all'indietro, occhi chiusi e movimenti sempre più veloci: pochi secondi e finalmente arriva il mio piacere che si fa sentire attraverso il mio ansimare e i miei versi quasi animaleschi.
Un brivido di estrema soddisfazione mi passa per la schiena e arriva a scintillare nei miei occhi.
Lui pare sconvolto, si sta accarezzando il membro attraverso i pantaloni e probabilmente non sa cosa fare, perchè non sa quale sarà il mio prossimo atto. Passa un attimo di estasi completa, mi ricompongo, lo guardo e sorridendo gli mando un bacio.
Poi, metto in moto l'auto, lui cerca di fermare la mia partenza, il mio sguardo è serio e dalle mie labbra esce un NO deciso, risoluto ma sereno. Parto e, mentre lo guardo dallo specchietto retrovisore, mormoro: "spiacente, ma non era dedicato a te"
Ora sono in macchina e sto già pensando alle parole che userò per raccontarti ogni cosa.
"... voglio tutti i dettagli, non tralasciare nulla..."
Come sempre, e come sempre, ti adoro.