Pioggia

di  Rupescissa

 



Ascoltavo le note di “calling you” nella versione di una nota autrice italiana, un album live del “95, e pensavo a quanto fosse stupenda la sua voce mentre osservavo distrattamente le poche foglie imbrunite sugli alberi e l’asfalto di sotto, lucido dalla pioggerellina inutile che continuava a cadere. Il traffico praticamente nullo rendeva crudelmente silenziosa questa città che raramente si fa sentire, ma che oggi appare del tutto assente. La nebbiolina che saliva pigra dal grande fiume dava il tocco finale ad un atmosfera che avrebbe indotto al misticismo il più convinto degli agnostici pur di fuggire almeno mentalmente da qui.

- Che cazzo di tempo… - mormorai tra me appena terminato il brano che suonava nello stereo

Mi voltai distogliendo lo sguardo dall’allegro panorama per soffermarmi sullo schermo del computer sul cui desktop appariva una delle foto scattate quest’estate nel tentativo di ricaricare gli occhi con i suoi colori, con il verde dei prati ed il blu interrotto dal grigio rosato della roccia, ma il pensiero correva ai lavori da terminare.

- Al diavolo anche il lavoro! – pensai mentre mi rendevo conto di non pensarlo realmente.

Solo le due pareti completamente rivestite di libri riuscivano ad attivare la mia fantasia. Quelle scaffalature spesso opprimenti e ricettacolo di polvere riempivano il vuoto innaturale di quella stanza.
Niente da fare!
La mente si rifiutava di concentrarsi e continuava a divagare nonostante gli sforzi di costringerla su di un binario preciso. In quel momento, forse senza rendermene conto, poggiai la mano vicino alla tastiera per giocherellare sui tasti.

- Riuscirò mai a scorgere un sorriso sul tuo volto?

Il dolce suono della sua voce non mi fece sollevare lo sguardo, risposi istintivamente:

- Il mio unico sorriso sei tu.

“Bella frase!” pensai prendendone mentalmente nota.

- Tu non mi consenti di entrare nella tua vita… - precisò lei

- Tu risiedi nella mia vita… - risposi pensando: “Anche questa è buona”

- Guardami!

Sollevai lo sguardo e strinsi le palpebre per compensare la luce che proveniva dall’altra stanza, lei era lì: con la spalla appoggiata sullo stipite della porta, la luce delineava la sua splendida figura in disegnata sulla trasparenza della sottoveste di seta.
Attese per qualche istante senza parlare, quindi si mosse verso di me. I miei occhi si stavano adattando alla luce consentendomi di cogliere i particolari di quella donna che mi stava dinanzi. I lunghi capelli danzavano ad ogni passo allargandosi in una nuvola per poi ricadere sulle spalle lentamente, la sottoveste sfiorava il bordo delle calze autoreggenti della stessa tonalità scoprendo una piccola porzione di pelle ad ogni passo mentre il seno pareva violare ogni legge fisica mantenendo costante la sua posizione evidenziata dai capezzoli premuti sulla stoffa. Chiaramente sotto non aveva altro.

- Voglio sentirti parte di me… ora. Ne ho bisogno! – mi sussurrò mentre si appoggiava sensualmente sul bordo della scrivania.

Non risposi verbalmente alla sua richiesta ma accarezzai dolcemente la gamba dal ginocchio sino alla coscia, quindi risalii sotto il bordo della sottoveste sino al fianco che strinsi con forza mentre lei si protendeva nella muta richiesta di un bacio.
Riuscivo a percepire i suoi fremiti sotto il palmo della mano mentre la baciavo, aveva un buon sapore in bocca e mi saturava le narici con il naturale profumo della pelle eccitata.
Ritirai la mano lungo le sue gambe per tornare a godere del tatto su quella superficie sensualmente resa scivolosa dalle calze, continuai ad accarezzarla mentre lei le apriva lentamente, divaricandole sino a contenermi in mezzo a loro. Non riuscivo a smettere di baciarla, erano troppo invitanti quelle labbra morbide e umide. Cercai altri punti del suo corpo sotto la seta, stringerla attraverso la sottoveste mi dava la sensazione di non riuscire mai ad afferrarla, ma il senso del tatto era esaltato dalla seta che scorreva sulle curve regolari di un corpo senza difetti.
Sazio del suo profumo mi allontanai da lei di un passo.

- Spogliati! – la pregai

Lei mi sorrise ammiccando con gli occhi, quindi incrociò le mani ed afferrò il bordo della vestaglia sollevandolo lentamente verso l’alto. Se la sfilò sensualmente rimanendo elegantemente nuda, sempre fissandomi negli occhi face scivolare le mani lungo i fianchi per raggiungere le calze.

- No! Tienile indosso.

- Come vuoi!

Voluttuosamente si sistemò meglio sulla scrivania allontanando alcuni oggetti che potevano disturbarla, quindi si lasciò cadere sino ad appoggiarsi sui gomiti. Senza bisogno di parole m’invitò dischiudendo le gambe sino ad esporre un pube quasi totalmente depilato.
Tralasciai altri inutili preliminari e mi spogliai lasciando in terra i miei indumenti, mentre mi accingevo a prenderla studiai per un istante l’espressione del suo viso. Vi trovai un misto d’amore e passione, di voglia e sottomissione mentre dalle labbra leggermente schiuse un sospiro attendeva di uscire.
La penetrai scivolando in lei, o meglio risucchiato nel suo ventre accogliente. Era calda, umida, dilatata ma avvolgente. Il suo corpo avvolse il mio sesso circondandolo di soffice carne. Muoversi dentro di lei era la cosa più naturale che il mio istinto poteva immaginare. La vedevo reagire ad ogni minimo stimolo mentre il suo corpo si muoveva in sincronia con il mio. Immersa nel piacere assumeva in modo del tutto naturale quelle pose che meglio esaltavano la sua sensuale bellezza. La sentivo sempre meglio, più il piacere si impadroniva di lei meglio si muoveva sotto di me, era irresistibile; specie le sue espressioni di puro godimento dipinte sul viso.
Ad un certo punto, invece di dilatarsi ancora di più, la sentii stringersi sul mio membro donandomi uno stimolo troppo intenso da sopportare. Mi lasciai trasportare dal mio piacere sicuro che lei mi avrebbe seguito sino in fondo, infatti quando ad un passo dall’orgasmo mi spinsi completamente nel suo ventre, lei inarcò tutto il corpo e lasciò uscire un lunghissimo gemito di piacere dalla bocca spalancata. Eiaculai dentro quel corpo che fremeva sotto di me cogliendo distintamente le lunghe contrazioni involontarie del suo bacino.
Non mi lasciò arretrare al termine ma volle avvinghiarmi tra le sue gambe per un lungo bacio ancora carico di passione. Solo quando il languore post orgasmico la vinse mi lasciò andare.

- Grazie! – sussurrò mentre raccoglieva la sottoveste prima di uscire dalla stanza.

Mi accomodai sulla poltrona dinanzi ai Pc e mi concessi qualche istante per riprendere fiato, quindi allungai la mano destra verso il mouse e selezionai l’icona in basso a destra sullo schermo mentre mi levavo il casco per la realtà virtuale dalla testa.
Sul monitor apparì un volto del tutto simile a quello della donna che avevo appena avuto sotto di me.

- Allora? – domandò l’immagine

- … è troppo perfetta, non può funzionare! – Affermai dopo una breve meditazione

- Come sarebbe a dire “troppo perfetta”? – domandò il volto nello schermo

- Non è credibile… troppo bella, troppo sensuale, troppo disponibile, troppo innamorata, troppo perfetta durante l’amplesso… è troppo femmina!

- Allora la simulazione è perfetta! – costatò lei

- Troppo! – sottolineai

- Ma non è la donna che sogna ogni uomo?

Mi concessi qualche istante prima di risponderle.

- A letto… per una volta… sicuramente, ma poi la sua perfezione la rende non credibile.

- Come sarebbe a dire?

- Le donne non sono così! – costatai

- Ma se l’ho creata a mia immagine e somiglianza…

- Guarda che questa frase è vecchia… questo sistema è già stato usato da qualcuno di “famoso”

- No, intendevo dire che ho cercato di creare una donna come me… insomma tu mi capisci… tu sai…

- Che tu non sei così perfetta… per questo ti amo!

Il viso nello schermo assunse un’espressione inizialmente delusa, poi sorrise.

- Tu mi ami perché sono imperfetta?

- No, perché sei reale.

- Allora cosa ne facciamo di lei?

- La rendiamo leggermente più imperfetta… così sarà una vera donna. Poi inizieremo a creare i vari layout con corpi diversi.

- Uffa…!

- Ci lavoro su io…questa notte, tanto… no ho nulla di meglio da fare.

- Davvero? – domandò il viso

- Sì! Quando torni?

- Tra due giorni, spero!

- Bene, non vedo l’ora d’avere una donna vera tra le mani…

- Imperfetta vorrai dire!

- No, vera… amore!

- Grazie ma… vedi di non lavorare troppo con “lei”…

- Sei gelosa?

- No… in fondo lei è me… ma sai com’è…

- È un lavoro duro…ma qualcuno lo deve pur fare!