Una lunga storia (quarto capitolo)

di  Soledad C.

 

 

 

 

  Prese in affidamento Angell la sera della grande caccia.
Chiunque capitasse sull'isola privo di tag da osservatore era avvertito che sarebbe potuto divenire preda. Angell venne catturata da due Master e Sacha la trovò legata ad un palo mentre vomitava una lunga serie di oscenità ed insulti.
I cacciatori non sapevano che farsene e cosi la fece chiamare. Miele era riuscita ad ottenere la sua stima e di tutti i membri dell'isola come ottima addestratrice e col tempo le sue doti e la grande sensibilità erano diventati evidenti.
Cosi Sacha dopo aver slegato la belva ancora fuori di se le passò il guinzaglio ipnotizzandola col suo sguardo gelido e penetrante.
Qualsiasi donna subiva il suo fascino, e per quanto Miele fosse diventata dura e distante, non ne era ancora immune.Angell le venne consegnata in uno stato pietoso. Era sporca e stracciata, i capelli un cespuglio di rovi. I suoi occhi insanguinati e fuori dalle orbite dalla rabbia.
Gli insulti da scaricatore di porto che le sentirono uscire dalla bocca non erano i soliti usati dalle donne comuni. Tirava il guinzaglio fino a strozzarsi col collare attirando l'attenzione dei presenti. Un vero e proprio animale selvatico.
Miele rimase inespressiva, tenendo forte il capo del guinzaglio la osservò in silenzio mentre si dimenava come un cavallo pazzo per qualche secondo. Il polso fermo manteneva la corda tesa e bloccata, fino a quando scese lentamente in ginocchio. Con un colpo strattonò il guinzaglio accorciandolo al punto di trascinarla ad un paio di centimetri dalla sua bocca.
Miele sfiorava con le labbra la sua guancia rossa dalla furia, sussurrando con tono fermo quattro semplici parole: “Adesso tu ti fermi.”
La belva si arrestò, fissandola con gli occhi sgranati e rotondi trattenendo il respiro e cercando conferma su qualcosa che le era parso di sentire.Miele fece un cenno quasi impercettibile con la testa che bastò ad Angell per quietarsi e prendere fiato. Le scostò un ciuffo di capelli arruffati che coprivano il volto rimanendo incastrata con le dita tra i loro nodi. La pelle di pessima qualità ed un corpo poco proporzionato, ma la luce che brillava in quegli occhi piccoli e neri meritavano qualche attenzione in più.
Dopo averla scrutata a lungo, le diede il permesso di andare a comprarsi una pelle dei capelli e dei vestiti nuovi. Se doveva essere considerata doveva avere un aspetto dignitoso.
Portò Angell in un negozio dove dopo qualche ricerca trovarono l'ultimo grido di skin , shape e capelli e divenne cosi meravigliosa da attirare l'ammirazione degli sguardi che la incrociavano.
Miele era soddisfatta, ma più di tutti Angell, che finalmente si sentiva una regina.
La osservava felice mentre si faceva ammirare da tutti. Ma era un felice particolare. Cosi ci volle poco che Miele accorciando la catena del collare la prese vicino a se per domandarle con estrema semplicità se fosse un uomo.
Angell rimase interdetta.. la domanda era fluita in modo cosi semplice e normale, che decise di essere serenamente sincera. Che fosse un uomo per Miele non faceva differenza, la cosa importante era la serietà con cui si sarebbe affrontato questo nuovo gioco.
Ed Angell era una ragazza molto seria e determinata.
Voleva vivere una vita al femminile e sentirsi donna nel senso più pieno del termine.
“Stanotte dormirai con lo shibari indosso, domani ti allenterò i nodi”
“Si, non credo che chiuderò occhio, ma la sognerò”
“Vado sono stanca, per questa sera resti cosi.. non parlare con nessuno o passi dei guai."
“Non lo farò Padrona, dolce notte e riposi bene.”
MieleYuitza offline.
Sandra abbassa delicatamente lo schermo del portatile, mentre aspira l'ultima boccata della sigaretta mal fatta di prima.Un tempo prestava una cura attenta e metodica per costruirsele, un rito per anni inossidabile.
Ma ultimamente nella sua vita c'era stato un radicale cambiamento nelle abitudini e le priorità non erano più le stesse. Le cose che prima avevano importanza, stranamente adesso non l'hanno più.
Se ne rese conto aspirando quell'ultima boccata di fumo mentre la sigaretta si apriva rovinosamente liberando briciole di tabacco rovente sulle sue dita.