La ragazza carina aveva la frangia lunga

di  Tangerine

 



L'uomo salì trafelato,
giornali sotto il braccio
da uscita di lavoro,
borsa pesante con qualche preoccupazione.
Avrà avuto quarant'anni
l'uomo dai capelli un pò brizzolati
e gli occhi azzurri di fini rughe intorno.
Tirò fuori dalla tasca un mucchio di foglietti
accartocciati, cercando con affanno il biglietto.
Nel portafogli un pezzo da cinquanta euro, messo di traverso
per ricordare non si sa cosa.
Sembrava stanco, nell'armeggiare con tutte quelle cose accessorie, superflue.
Sembrava stanco, si sentiva dal profumo
misto a leggero odore di sigaretta
e dalla giacca blu portata per troppe stagioni.
Sbuffò sedendo. Infilò nuovamente il mucchio di cartacce in tasca.
Scontrini, ricevute, magari un biglietto della spesa.
Fuori la strada scorreva veloce, le strade e le case scappavano via
dagli occhi che guardavano fuori dall'autobus in corsa.
Stop, semaforo rosso. Partenza. Fermata.
Le due ragazzine salirono.
Avranno avuto in due gli anni dell'uomo,
una visibilmente bella
anche se nascosta da troppi ammenicoli
e superfluo trucco.
L'altra magra e priva di spirito.
Risero le due, di cose che non è dato sapere qui.
Si sedettero di fronte all'uomo dagli occhi stanchi
quasi grigi per il cielo che stava cambiando colore.
Fra un pò pioverà pensai e osservai la scena.
Avevo l'ombrello stretto nella borsa
e mi sentivo al sicuro.
La ragazza carina aveva la frangia lunga, alla moda
(sai ce l'ha anche la Bellucci, dice all'amica vacua)
e rideva con i piccoli denti da coniglio che stonavano
con il troppo lucidalabbra.
Giocava con le dita ancora di bambina,
le unghie laccate che sembravano doversi rompere
da un momento all'altro.
L'uomo stanco non riusciva a smettere di guardarla,
non le staccava gli occhi di dosso
la fissava come ipnotizzato dalla freschezza
che sprigionava, anche da sotto lucidalabbra e unghie
anche da sotto la maschera che si era messa.
Cosa mangiamo a pranzo, io farei le bavette
discutevano con un accento che sembrava siciliano.
Lui ormai non distoglieva lo sguardo
neanche quando lei si voltava verso di lui
perchè, sapete, la ragazza carina
si era accorta che l'uomo con gli occhi stanchi la stava osservando.
Abbassò leggermente la testa, con una timidezza malcelata
l'amica le dette uno scossone.
Ehi è la nostra, svelta! Scendi!
Fuggirono veloci, calpestandoci quasi i piedi
saltellando sui tacchi, fuori.
Alla chiusura della porta dell'autobus
da fuori la ragazza carina
si voltò a guardare ancora l'uomo con gli occhi stanchi
che, sorridendo, le mandò un bacio con gesto leggero.
Le rughe del viso sembrarono appianate
in quel sorriso
e una luce azzurra brillò nei suoi occhi.
Tic tac, l'autobus ripartì veloce.
La ragazza alla fermata rimase ferma ad osservarlo
andare via. Da sotto la frangia anche lei
con un sorriso appena accennato.