L'autobus di mezzanotte
di Tangerine
Lui arrivò alla fine con l'ultimo autobus, quello di mezzanotte.
A quell'ora d'estate nessuno girava per strada
la città era semideserta
e lei si affacciava di tanto in tanto alla finestra sperando di scorgerlo
arrivare.
In realtà l'appuntamento doveva essere alle dieci
ma svariati messaggi erano arrivati circa il ritardo causato dalle prove.
Il concerto era impellente, lui temeva un pò il ritorno sul palco,
almeno così lei aveva pensato
(lui non lo aveva ammesso
ma sembrava agitato all'idea di suonare di nuovo dopo tanto tempo;
o meglio, lui sembrava sempre agitato all'idea di dover fare qualcosa).
Le nove, le dieci, le undici.
L'attesa si prolungava, ormai da tre giorni.
Si, perchè si erano lasciati solo con parole vaghe e un senso di indefinito
che restava sospeso, non detto, volatile come alcool che evapora all'istante.
Lei aveva acquistato una camicetta rossa che alla fine non mise
rossa di lino. La camicetta era troppo arricciata e lei aveva cambiato idea
le sembrava vacua ed era imbarazzata all'idea di indossare una cosa nuova
come se questo avesse potuto costituire un solo indizio
del fatto che l'aveva comprata appositamente per la serata
in un venerdì pomeriggio di sole.
Lui non se ne sarebbe accorto, mai,
ma lei scelse alla fine la solita canottiera.
Per essere più tranquilla.
Per essere nei suoi panni.
Nel cervello era solo focalizzato l'arrivo dell'autobus
nessuna aspettativa, nessuna proiezione.
Non riusciva ad immaginare il momento, nè cosa sarebbe successo.
Non aveva senso immaginare nulla.
Solo lasciare scorrere nel silenzio della sera d'estate.
Il tempo, le sensazioni, gli odori.
Bere e lasciare scorrere l'acqua fredda in gola.
L'autobus arrivò, lui scese con passo saltellante
il tempo di sentire suonare il campanello.
Un secondo, un minuto, dieci minuti, un'ora?
Non si sa.
L'atmosfera era quasi onirica, gli sguardi si incontrarono ma solo per un attimo
prima che lei fosse travolta dal senso di qualcosa che si completava in quell'istante
in cui erano solo loro due e tutto il resto non è che contasse molto.
Lei arrossì un poco nella penombra della casa disadorna
non era imbarazzo ma solo il sangue
che improvvisamente circolava più veloce, sicuramente contro il suo volere.
Quasi indispettita si voltò con la scusa di prendere qualcosa,
farfugliò, ingarbugliò la testa e il cuore...
l'abbraccio di lui la colse quasi impreparata.
Mi sei mancata, l'affermazione arrivò al suo orecchio come ovattata.
Lei si lasciò cullare allora dalle parole e dalle braccia
nella penombra della casa disadorna. In silenzio.