Il gusto di quel sottile piacere che più non ricordavo

di  Taraka

 

 

 

 

  Intro
Buio attorno a me. Poche parole sussurrate a qualche centimetro dal mio orecchio lungo un viale della perversa Milano. I miei capelli chiedono aiuto, stretti nella morsa della sua mano. La forza con cui mi afferra mi spinge contro un muro, le braccia in alto, la gonna arrotolata, il perizoma dentro la mia bocca. Chiunque avrebbe potuto vederci, ma lui sapeva di riempire la mia sete di esibizionismo. Un colpo, poi un altro e il quasi silenzio della città dormiente viene spezzato. Ancora una volta è la sua forza a trascinarmi, ora dietro il distributore, in ginocchio affinché possa servirlo, in piedi con le mani dietro la nuca affinché possa assaggiare la reazione della mia pelle. La sua cinghia mi avvolge in un caldo morso che porterò con me tutta la notte. Non proferisco parola, ansimo e gusto quel sottile piacere che più non ricordavo.

Andante
Una decisione frettolosa, poche necessarie cose buttate dentro una borsa e via, senza troppo indugiare salgo sul treno che mi porterà verso l'inferno dei sensi. Poco prima dell'arrivo un primo ordine: “sfilati le mutandine”. Non penso neanche di andare in bagno, lo faccio lentamente all'interno del vagone, quasi si trattasse di un'azione innocente. In effetti lo è, perlomeno ai miei occhi. Poi ecco un altro drin “aspettami fuori, davanti alla stazione e con le scarpe in mano”. Sorrido, le sfilo via immediatamente e a fine viaggio mi dirigo verso la piazzetta con grande naturalezza. Sento gli sguardi addosso: passanti, viaggiatori, qualche tossico, taxisti in attesa. Uno di questi mi si avvicina: canottiera bianca, ciabatte, fisico imponente e trasandato. Mi intrattiene fino al suo arrivo. Uno sguardo complice, un sorriso appena accennato: sappiamo entrambi che potrei essere ceduta in un attimo alla mercè di un uomo simile. Un giro in macchina tra le campagne, il tramonto crea atmosfera e l'odore di sterco proveniente dalle stalle mi porta a riflettere: vorrei che mi guardasse mentre carponi vi cammino sopra, come merita quella lurida bestia che è in me latente.

Vivace con moto
Casa sua. Mi sento quasi in imbarazzo nel muovermi in un nuovo territorio. Mi sento come alla prima esperienza, deglutisco quel mix di incognita, paura ed eccitazione che farebbe raggiungere l'estasi a qualunque essere umano. Quasi impassibile, mi mostra alcune cose personali. I miei occhi luccicano dal desiderio, la mia bocca respira eccitazione. Non ricordo, accidenti non ricordo. I momenti successivi mi vedono coprotagonista di un turbinio di emozioni, di pelle calda, di rossore, di umido, di umiliazione, di dolore, di piacere, di tintinnio di campanelli, di scritte umilianti. E dopo ancora un pasto frugale con indosso uno splendido vestito di domopak industriale, forato nei punti giusti affinché le parti del mio corpo più sporgenti siano sempre in trazione e a disposizione. Lume di candele. Si, è anche romantico a suo modo.

Un collare di metallo, una catena di circa un metro e un cartone. Un secchio vicino, qualora durante la notte avessi necessità di urinare. Mi addormento, non senza aver goduto grazie a lui, solo a lui.

Una doccia, si, ne ho bisogno. Mi insapono e sento la porta aprirsi e poche parole “chiudi il getto dell'acqua e siediti”. Eseguo in silenzio. Mi guarda con tutta la sua maestosità prima di inondare il mio corpo e la mia bocca di quel nettare caldo, fluido e del colore dell'oro. “Ora stai ferma cinque minuti, non aprire l'acqua e medita sul tuo stato di cagna”. Esce dal bagno e mi accuccio su me stessa. Sorrido. Ha ragione, sono una cagna.
Indosso ancora una volta la maglietta della schiava: una t-shirt bianca ridotta a brandelli dalle sue mani la sera prima. Proprio oggi l'ho lavata. Mi sono eccitata, inutile a dirsi.

Finale
Abbiamo riso e scherzato, ci siamo coccolati, mi ha scopata, fottuta senza arte ne parte, fotografata, sputata, umiliata, accarezzata, baciata. Abbiamo fantasticato complici, quasi ci conoscessimo perfettamente da una vita. Ma questo è stato solo il nostro primo incontro.
Questo racconto non trasuda minimamente le emozioni che ho provato grazie a lui. E ho deciso volutamente di lasciarlo incompleto e di omettere tanti importanti dettagli. Rimarranno solo suoi e miei. I lividi mi avvolgono ancora ma prima o poi spariranno. Il suo profumo di Uomo invece no.