Solo parole

di  Zebra

 



Suoni alla sua porta.
Il tuo volto s'illumina di un sorriso appena la vedi.
Ne deduce che il suo aspetto ti aggrada.
Il tuo, come direbbe il poeta, è sanza infamia e sanza lodo…
Ma hai una faccia simpatica e lei accoglie quella.
La baci sulla guancia, il tuo profumo è forte, dolciastro.
Entra, vuoi un caffé?
Andate in cucina, te lo prepara.
Mentre lo assaggi, posi la tazzina e le chiedi di sedersi in
braccio a te.
Sta scomoda.
Sa quello che vuoi, decide di provare.
E per assecondarti, resta seduta su di te.
Scomoda.
Ti intenerisci.
Trova sgradevole questa cosa che fai e che fanno a volte gli
uomini quando vogliono scopare, la fretta non da modo di
essere alle cose, i sentimenti posticci nemmeno.
Si chiede su quale base ti faccia tenerezza, non sai nemmeno
chi è.
E non ti interessa.
Ti sorride comunque, ti sa, prova, vuol vedere com'è.
Certo questo profumo è una punizione.
E sta scomoda.
Vi spostate sul divano, questo caffé deve fare davvero schifo
se non lo finisci.
Chiacchieri, cerchi argomenti di conversazione, ipocrisia,
sapete tutti e due dove vuoi andare a parare.
Le dici di tua madre.. una volta in un film si prendevano
gioco di questa ossessione italica di evocare la mamma…
persino nell'attimo dell'orgasmo.
È chiaro che non lo hai visto.
Ma parlate, sorridi molto, cerchi un intimità a cui non dai
tempo di esistere.
Lei si guarda intorno, non le sembra quasi di essere a casa
sua…s'immagina che l'aria sia percorsa dal volo leggero di
queste parole.

La baci.
Un bacio piacevole anche se troppo dolce, forse tenero nelle
intenzioni.
Senza volontà, senza energia.
Dolce come il tuo profumo, molle come le tue mani.
Che toccano, senza sentire.
Senza passione e del resto come avrebbe potuto esserci?
La tua frenesia ne ha impedito l'esistenza.
Lei sa già, l'ha capito baciandoti, che non funzionerà
basta pochissimo, basta un bacio maldestro per capire
e se la conoscessi, o anche solo se volessi vederla davvero,
avresti scorto nei suoi occhi un cambio di colore, un velo di
freddezza
ma non guardi, non vuoi sapere.
Preso come sei dal tuo desiderio, ti sembra inconcepibile che
non sia altrettanto intenso il suo.
Infatti, è ipotesi che non consideri nemmeno.
E che forse ti interessa relativamente.
Ma non si capisce nemmeno lei, perché ti lascia fare…
Però, ha sempre trovato ridicole le donne che si fanno mettere
le mani nelle mutande e poi dicono “no grazie”.
No grazie, che?
Appunto.
E decide di andare avanti.
Seguiti a baciarla, le tue mani si allungano verso il suo
seno, lo accarezzi, piano, sfiori.
Come se lei non fosse reale.
Lei sa di essere difficile e sa che il suo corpo non lo
nasconderà… i capezzoli rimangono immoti.
Come quelli di una bambina.

Ti trasferisce in camera da letto.
Ti spogli come foste una coppia da tempo
Due che al venerdì sera, o al sabato scopano, la domenica lei
ti da il culo:
il feriale e il festivo.
Riprendi a baciarla mollemente, forse pensi sia sensuale farlo
così.
La accarezzi e solo il cielo sa perché si è bagnata.
A volte il suo corpo va per i cavoli suoi.
La accarezzi, lo trova piacevole, sans plus.
Ma non si emoziona, non è presa dal sacro foco.
Le viene persino da ridere, si piglia per il culo da sola.
E siccome si sta annoiando, si sfila da sotto di te e ti gira
Scende piano, lentamente.
Sa che è cosa che sortisce sempre effetto certo.
Ti farà un pompino.
Sa che lo vuoi e così vi levate il pensiero.
Pensa che non è grande, non è nemmeno brutto…
È un cazzo qualunque.
Comincia a leccartelo lentamente, lo sfiora con la lingua
tutto quanto, l'asta, i testicoli, arriva in cima e ti prende
in bocca il glande. Lentamente, pianissimo, scende ad
inghiottirti tutto intero.
Ti fa arrivare fino in gola e ti tiene così.
Non te lo aspetti, lo sa.
E roba che hai letto solo nei racconti erotici ed ora va di
moda: pompini non se ne fanno più, ora si “scopa in bocca”
Dopo un po' ti estrae da lei, si concentra sulla punta, la
succhia, la lecca, quando comincia a stuzzicarti il frenulo i
tuoi gemiti aumentano di volume.
Le chiedi di fermarsi, altrimenti verrai.
Come se fosse una tragedia.
Maledizione all'ansia da prestazione.
Bisogna fare numeri, bisogna fare bella figura…

La stendi sul letto, riprendi a baciarla e poi lo infili
dentro di lei.
Lei pensa che nemmeno tu riesci a rovinare la miracolosa
sensazione del cazzo che lentamente penetra la fica.
Nemmeno tu.
Ed ora capisce perché ti ha dato una possibilità: voleva
sentire questo, sentirsi viva.
Pensare per un secondo che potesse essere proprio per lei.
Ma è un breve entusiasmo.
Vuoi parlare, ti piace dire cose “erotiche” eccitanti… in
realtà ti stai facendo una sega ad alta voce.
E lei è sotto.
Ti risponde, si diverte a questo gioco, esagera, pensi che
abbia paura di parlarti?
Ma son solo parole… chiacchiere di letto con uno sconosciuto
che si eccita con i soliti cliché.
Farlo in tre, o nel cesso di un ristorante, una pompa sotto la
tua scrivania a studio.
Lei si annoia.
Ma una tresca con i lillipuziani, una scopata volante appesi a
liane nella jungla? Ovvìa, pensa, almeno in fantasia, si
faccia su uno skilift.
O in una piramide, in Egitto.
Tanto di fare l'amore è quasi un'oscenità parlare, una cosa
sconveniente, come di piedi a tavola.
Allora, tanto vale dargli sotto con le chiacchierate:
son solo parole.

Ti sei già stancato. Nervosamente, non riesci a nascondere una
punta d'ipocrisia, cominci a dirle: se vuoi puoi venire, non
farti problemi, vieni quando vuoi.
Cazzo sembra un invito per un aperitivo.
O in un autosalone.
Venite quando volete: rateizzazioni, auto aziendali, km zero.
Sa che non verrà, non se ne parla.
La catarsi non ci sarà.
Ti comunica la cosa.
Con buona pace del politically correct, istruzioni per l'uso
delle donne, ad uso dell'uomo medio, qualora sia sopravvissuto
al femminismo …
Tiri un sospiro di sollievo, e le confessi, ridendo, che in
fondo è bello poter pensare solo a te…
In fondo, pensi, le istruzioni sono una vera perdita di tempo.
Finalmente dai un paio di colpi ed esci da lei per eiacularle
sulla pancia.
Osi pure commentare.
Ti è piaciuto.. lei si chiede se sia vero… forse ti basta
poco.
O forse, condizione necessaria e sufficiente, è che chiunque
sia sotto di te, non sia ancora colta da rigor mortis.

Sigaretta.
Post coitum.
Sai, ti devo dire una cosa…. E sei imbarazzato.
Confessi che sei sposato.
Lei ride.. e sarebbe un problema questo? Pensavi volesse fare
un piano quinquennale?
Sorride e ti dice che si rallegra per te.
Sorpreso per lo scampato cazziatone, non le risparmi la triste
istoria. Aveva intuito qualcosa e le tue parole non fanno che
confermarglielo. Anche qui, pochi voli di fantasia, un
rapporto logorato, ti manca il coraggio di lasciarla.
Che dire… che c'è una letteratura su questo?
Le fai tenerezza adesso. Gliela la fai tu.
La tua paura di vivere, l'accontentarti.
L'idea di avere in permanenza, la vita davanti.
Ti tranquillizza, troverai una soluzione.
Non è al mondo per giudicarti o per ritenere che ciò che tu
faccia sia in qualche modo condannabile.
E perché mai dovrebbe?
Non è un tribunale, è solo un letto,
stazzonato un po'…

Sei un po' stupito.
Avverti che sei di fronte a qualcosa di diverso.
Non la solita squinzietta in perenne questua di fidanzato o di
potenziale marito.
Non lei.
La donna si alza dal letto per andare a farsi la doccia, vuole
togliersi di dosso quel profumo stucchevole che usi.
Fastidioso.
La segui in bagno.
No tesoro, non è tua moglie, nemmeno un tuo compagno di
calcetto, per cui la doccia la fa per conto suo.
Le chiedi comunque se ha saponi che non profumano
Lei sorride dentro di sé: esperto.
Si riveste ed anche tu.
Dici cose qualunque, chiacchieri… e lei pensa che la vera
intimità
è guardare tutti i giorni un uomo farsi la barba,
spiandone le smorfie, seguendo con lo sguardo la carezza del
rasoio,
chiacchierando con lui del più e del meno mentre un brivido
attraversa la colonna
addensando il respiro per un attimo e la mente è trafitta da
un frammento della notte appena trascorsa.
Stringe i denti, sorride.
Sulla porta la saluti intenerito. Di nuovo.
Lei ti saluta pensando che non vorrebbe rivederti.
Al massimo può parlare con te, perché…
quelle son solo parole.