Ti prego...

di  Zebra

 



Seduti, su un divano grande, dopo una cena e chiacchiere
affettuose, risa, discorsi e luci nello sguardo.
La stanza è calda, un caminetto è acceso.
Rilassati continuano a parlare, bevendo un liquore che
ammorbidisce parole, voci e pensieri.
Lui le sfiora la guancia con un dito, teneramente.
La guarda, è serio, ma negli occhi le sorride.
Lei sta con lo sguardo fisso in un punto indefinito tra il
secondo ed il terzo bottone della sua camicia
ti prego… alza il viso e lo guarda
dentro di lei quel “ti prego” rimbomba come un eco
ti prego, ti prego, ti prego, ti prego…

Vorrebbe lui capisse dal suo volto, dal suo sguardo che cade,
che è inerme, spaventata di volerlo così tanto. Come niente al
mondo.
Vorrebbe quasi che non la sfiorasse, che non la toccasse anche
se muore di desiderio per le sue mani, per la sua pelle, per
tutto lui.
Vorrebbe che leggesse in lei davvero.
Quel rombo, è il fuoco nel camino o quel che ha dentro?
Il dito dolcemente, percorre la guancia della donna.
Quasi non lo sente, eppure è come lava lo sa; da qualche parte
profondamente, è così che lo avverte.
Le percorre adagio il viso, scende dolcemente sul collo come
fosse cera, o marmo, o creta.
Come se lui scultore, l’avesse modellata e controllasse la
finitura del lavoro;
come se fosse un cieco, che la vede con le dita sulla grana
della pelle.
Sale sotto l’orecchio sfiora i capelli e, lentamente, scende
di nuovo.
Lei inclina la testa, quasi a voler fermare il viaggio della
mano su di lei,
quasi ad accarezzarlo con la faccia,
come se si potesse rallentare l’attimo.
Nei polmoni ha un peso, respira in superficie, ha paura anche
del suono di un po’ d’aria, come se pure il fiato le potesse
risuonare nella testa
ti prego, ti prego, ti prego, ti prego…

Ha gli occhi caldi, ma nessuna lacrima per rinfrescarli
Il dito prosegue lentamente e mentre scende, scosta
gentilmente la scollatura profonda del maglione sottilissimo
che indossa.
Lo fa scivolare oltre la spalla
e piano la accarezza, lievemente, sfiora l’incavo delle ossa,
risale sul viso, passa piano piano, sulle labbra e le forza,
calmo.
La donna le dischiude per accogliere quel dito insinuante e,
mentre le la lingua si è decisa ad accarezzarlo…
Lui glielo sottrae.
Un tuffo nello stomaco e nel cuore, e giù, più giù.
La guarda e lei non può nascondersi, si sente agganciata da
quegli occhi.
Vorrebbe vedergli l’anima, sentirne il grido sapere se è
sorpresa, rabbia o desiderio
L’uomo avvicina il volto e le bacia il collo. A labbra aperte,
con la lingua impercettibilmente la tocca, la succhia, la
morde.
Arresa, rovescia il capo indietro, cieca. Non vede nulla e
nemmeno potrebbe sopportare di guardare la stanza sullo sfondo
Sente il profumo, sente le labbra, il respiro di lui che la
increspa di brividi, il suo stesso, il lieve pizzicore della
barba.
Vorrebbe che non finisse mai, vorrebbe che fosse…
Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego…

Le labbra involontariamente le ha socchiuse, quasi a dare agio
d’uscita alla voce.
Ma muta invece, timidamente, risale con la mano su dai polsi ,
sfiora la camicia dell’uomo e sente attraverso la stoffa
leggera, le sue braccia, le spalle, gli accarezza il collo, i
capelli, il volto.
Lo guarda, lo vuole.
Vuole le sue labbra, vuole che bevano il suo fiato corto.
Vuole assaggiare il suo sorriso.
Mentre la bacia, le fa scivolare via il maglione di dosso e
lei, lo spoglia slacciando i bottoni con le mani che le
tremano.
Non si può strappare una camicia, sono cose da film e poi… non
ne ha la forza.
Sente la sua pelle, i peli sul petto, i capezzoli che gli
vorrebbe leccare,
ma è lui che succhia quelli di lei.
Non li ha mai avuti così, nessun amante mai li ha fatti
svettare così impudichi, fa quasi male la sua lingua...
ma poi, li morde piano ed è sollievo, è struggimento.
Stringe coi denti, stringe di più.
E lei, respira, ed un suono lieve le attraversa l’inciampo del
fiato…
Ti prego ti prego, ti prego, ti prego.

Scivola indietro, o forse è lui che la spinge, non lo sa, non
importa, è puro istinto adesso.
Lo guarda, lui la osserva come una carezza. Il volto, i seni,
il corpo; la fissa, quasi l’assorbisse in sé con gli occhi,
Il volto è serio, ma la donna sente forte il suo sorriso
dentro.
Le sfila la gonna, si stende su di lei
le prende la testa fra le mani, quasi a cancellare dalla mente
ogni dolore, ogni passato; la bacia con lo sguardo, col
respiro, e con la bocca e tutto il corpo.
La donna vorrebbe levargli quella stoffa di dosso, vorrebbe
sentire senza filtri il desiderio che ha di lei.
E infila le mani tra di loro, slaccia la cinta, i pantaloni.
Lui si solleva un po’ per aiutarla. Glieli sfila e, per
scendere a levarli,
con la bocca, con la lingua sfiora finalmente il suo petto,
assaggia la sua pelle, lo accarezza con le guance, con le
ciglia, con le palpebre, col naso, con le labbra.
Sente il suo cuore, il suo odore, scende sempre più giù… e lo
sente più forte
le penetra nel naso, nel cervello cancellando ogni pensiero
che non sia lui.
Lo assapora, lo percorre, senza toccarlo con le mani
distesa sotto lui, le braccia arrese, abbandonate in alto, le
dita ubriache gli sfiorano la pelle.
Gli lecca la piega dell’inguine, la morde piano e dolcemente,
si avvicina verso l’asta.
Vorrebbe fiumi di saliva per lucidarlo, vorrebbe essere
infinita per avvolgerlo tutto.
Lo prende fra le labbra .
Lui è su di lei, sulla bocca, comincia a muovere i fianchi
lento, prima quasi impercettibilmente, poi aumenta e si fa
grande il movimento.
E lei lo vuole, lo vuole sulle labbra, sulla lingua, in gola,
e fino in fondo
le taglia il fiato, ma non importa, non importa, non fermarti.
Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego…

L’uomo si allontana celando il malincuore, la aiuta a tirarsi
su, la guarda ancora negli occhi,
la bacia ed i suoi fianchi non possono fermarsi
le sue mani, le sue labbra su di lei, le sue dita che la
esplorano,
che vogliono saperla.
Con fermezza posa la sua mano sul pube
come a frenare l’urgenza, o stabilire un possesso
la tiene così, poi comincia a massaggiarlo, un movimento
circolare deciso, lento
il tempo pare non esistere più.
Lei cerca di calmare il respiro e, solo quando si abbandona,
vinta, lui con la mano sfiora le labbra.
Calmo, la stuzzica, certo del desiderio che sa di trovare poco
oltre.
Non ha fretta, non gli urge di scoprirlo, lo sa.
È il suo stesso.
La donna non può stare ferma, non ha governo sull’anima che
l’aggroviglia di voglia e le trasforma il corpo
ed è fiera, felice dell’invito alla danza che lui le fa con le
dita.
Muove un ritmo che lei non sapeva ci fosse, e danza la loro
eccitazione, danza sé stessa e lui; e la gioia e la fortuna
che ci sia.
Lo vuole, vuole che la tocchi e di più, che la sfiori nel
cuore, nelle viscere, che la senta, sentirlo.
E mentre la bocca le strazia ancora i seni, ora le dita la
esplorano più in fondo s'impregnano di lei, sfuggono, tornano,
torturano, accarezzano…
I fianchi della donna non hanno alcun pudore, tremano,
vibrano, ruotano, rincorrono la mano che a volte maliziosa si
allontana, poi ne accolgono le dita, le stringono dentro.
Vorrebbe averle lì da tanto tempo, vorrebbe avere forza per
imprigionarle, un po’ più in fondo, ancora un po’
ora lo vuole di più, lo vuole in lei, vuole…
ti prego, ti prego ti prego, ti prego...

Lui la sfiora con il membro, l’accarezza, preme e si
allontana, torna,
si bagna in lei, la stuzzica, la percuote dolcemente.
Lei, ferma coi fianchi o con la voce non ci può stare, i seni
gonfi da bucare il cielo, il fiato veloce. Geme a bassa voce,
voce di pancia, di viscere, di dentro.
E com’è bello questo desiderare, questo volerlo, è bello lui
da aspettare,
da arrendersi, o cercarlo
sentendo brividi che da dentro vanno su, fino alla testa, nei
capelli, nella mente.
Bello leccargli il collo, succhiar le labbra, sentire sulla
lingua quelle dita che giocavano in lei e che hanno il suo
sapore.
Bello volergli entrar nell’anima, guardarlo in faccia, col suo
respiro che le respira dentro.
Ed ora sì lo sente, lento, potente, deciso.
La donna si fa femmina, fica, si muove attorno a lui e come
una mano vorrebbe massaggiarlo, o come dita, lingua, o bocca e
dentro di sé lo succhia, lo accoglie, lo respinge, si inarca.
Lo sente dentro, anche nei denti; lo sente nelle vene,
scorrere come sangue.
Se si allontana non smette d’inseguirlo, lusingarlo, andargli
incontro, di sedurlo.
Che bello è averlo in lei, quasi a riunire un ultimo frammento
di due che già da tempo si portano dentro.
Vuole restar così per sempre, o almeno un momento, fermare il
tempo,
che affondi in lei gridandole il piacere, mentre gli danza
attorno e geme in lui uno spasimo, un canto roco che non ha
parole.
Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego…