La scomparsa di Angelo
Il giorno è ignoto.
O meglio probabilmente il giorno, a parte l’anatomopatologo che ne sezionerà il
cadavere e ne azzarderà ipotesi con breve scarto temporale, lo conosce
probabilmente solo l’assassino.
Oltre ad Angelo. Ovviamente.
Perché della scomparsa sono certo. Non passa più dai posti dove era possibile
incrociarlo da giorni. E non rientra nelle sue abitudini variare i suoi
percorsi.
Dopo le quarantotto ore di prammatica anche la segnalazione della scomparsa poi
acquisisce valore legale. Se eredi vi saranno anche nell’ipotesi che non se ne
ritrovi traccia è da quella data che potranno far risalire la presunzione del
decesso. A fini assicurativi e legali, anche se, conoscendo Angelo abbastanza
bene, dubito che avranno molto da poter reclamare.
Perché e scomparso e secondo me non c’è altra spiegazione se non la morte. E non
accidentale, altrimenti se ne sarebbe già saputo dal giornale.
La cosa strana è stata poi l’assenza di preavviso, che non rientra nelle sue
abitudini.
Assolutamente.
E che avvalora quello che ormai in chi lo conosceva è ben più di un sospetto.
Ecco, ad esempio io stesso che a lui ero probabilmente tra gli amici quello
più legato, persino io stesso! Non riesco a non parlarne quasi automaticamente
che al passato. Non mi viene proprio da parlarne, inconsciamente, al presente.
Ero quello più legato. Chi lo conosceva…
Chi indagherà, se mai qualcuno avrà intenzione di indagare, in Italia scompaiono
tantissime persone quasi quotidianamente e alla fine solo la televisione riesce
a fare business di inutili ricerche, chi indagherà ha posti certi dove andare.
Basterà chiederli a me, alla moglie, o agli amici più stretti. Pochi quelli
comunque che lo conoscevano abbastanza bene, Angelo aveva una cerchia abbastanza
ampia di frequentazioni ma poi alla fine non era che si esponesse o svelasse
così facilmente.
Probabilmente sa molto più di Angelo e di quella sua irrequietezza esistenziale
l’edicolante della stazione delle Nord.
Che per mesi l’ha visto girare con aria circospetta, guardare infiniti giornali
che mai acquistava, aspettare forse qualcuno che però lei non aveva mai visto
arrivare o passare.
Io so dell’edicolante da Angelo che una sera mi confessò di essere quasi sicuro
che la ragazza, assai carina a dir suo oltretutto, secondo lui era curiosa di
quell’uomo, lui ne godeva raccontandomelo, che, lei lo ricorda bene perché lo
associa ai quotidiani sportivi, era in stazione regolarmente ma solo al lunedì.
Angelo mi confessò ridendo in quel modo tutto suo particolare che “quasi quasi…”
Il che, conoscendolo voleva dire che la tentazione vera di provarci con la
ragazza bionda dietro il bancone gli era di sicuro passata per la testa e non
una volta sola.
Io mosso da curiosità ci sono anche passato a guardarla da vicino, dopo il suo
racconto.
Chi indagherà, se indagherà, scoprirà di un viaggio di lavoro strano che Angelo
raccontò alla moglie. Ma era davvero così inusuale e strano, con la partenza
così improvvisata e poi proprio durante un fine settimana.
Si è mai visto un fine settimana di lavoro nel lavoro di Angelo ?
Non credo, anche se persino io che lo conoscevo bene ancora non ho capito che
mistero si celasse nel suo lavoro. Era sempre capace di rendere così complicate
le sue spiegazioni in merito e così elusivo, “non me ne parlare di lavoro oggi,
ho un diavolo per capello e sono stanchissimo, per favore”, che persino io alla
fine nemmeno indagavo o chiedevo. Dopo le prime volte che mi aveva allontanato
con grande garbo dall’argomento avevo capito che tanto valeva rinunciare a
capire.
E avevo rinunciato. Infatti.
Forse nel lavoro ci sarà qualche motivo o qualche spiegazione. Ma personalmente
non credo.
Se Angelo avesse avuto necessità di nascondere davvero qualcosa di poco chiaro
del suo lavoro avrebbe inventato qualcosa di credibile, anche magari fin troppo
dettagliato, per sviare e risolvere domande che potevano creargli imbarazzo.
Chi indagherà scoprirà presto di aver imboccato un vicolo chiuso.
Ma quel viaggio alla moglie non era andato che di traverso.
Anche se non aveva indagato o chiesto o sollecitato spiegazioni particolari.
Altra persona a cui chiedere, ma occorrerebbe saperla trovare, è la ragazza con
cui Angelo aveva una relazione da tempo ormai. Ma di lei so ancora meno che del
suo lavoro e credo di essere l’unico oltretutto anche a saperne, per qualche
strano motivo che solo Angelo poteva aver chiaro in mente, qualcosa.
So che dev’essere più giovane di me, Angelo o sua moglie, che eravamo quasi
coetanei tutti e tre.
Che Angelo me ne accennò credo due, forse tre volte, sì tre, dopo cene in
compagnia nelle serate dedicate con gli amici interisti alle sventure ed
avventure di Champions. Cene e confidenze alcooliche a seguire, rigorosamente da
mercoledì sera. Tutte al maschile.
Lui la vedeva al lunedì mi disse.
Poi mi parlò del corpo di lei e delle loro fantasie. Dei loro giochi, alcuni ai
limiti dell’oltraggio.
Poche cose so di lei in fondo, Angelo ne parlava o per meglio dire me ne parlò
pochissimo.
Anche se per certi versi pure troppo.
Ma ne parlava con una luce così forte negli occhi da stupirmi.
Da costringermi, alcool permettendolo, all’attenzione. Mi raccontò di quando la
cedette a un ex compagno di scuola solo per veder fin dove lei fosse disposta ad
arrivare.
Forse c’è proprio la ragazza dei lunedì dietro la scomparsa di Angelo, ma come
potrà mai arrivarci chi indagherà non ne ho idea. Non mi ci vedo a fornire
indizi proprio io in quella direzione.
E poi chi indagherà lo farà solo dopo averne ritrovato il corpo o quando
l’assenza sarà così lunga ormai da non aver altra possibile spiegazione se non
la ricerca di un movente e un assassino.
Pensandoci.
Ora.
Mi viene quasi voglia di andarci io, lunedì prossimo alla stazione.
A vedere se lei arriva o meno. Se non arriva potrebbe essere una plausibilissima
soluzione.
Alla domanda da cui sono partito.
Che poi non era una domanda perché è una certezza di fondo.
La certezza della morte di un uomo che in realtà si lasciava conoscere assai
poco.
Ma io sono sicuro di alcune cose.
Che come gli angeli precipitarono anche Angelo è caduto. Nel nome suo, un
destino.
Che Angelo comunque non aveva più voglia di volare. E chi l’ha ucciso lo sapeva.
Che Angelo era indisponente, così duro a parole e così arrendevole e indulgente
con le persone.
E con se stesso poi in modo rivoltante a volte.
Che era fastidioso, con quel successo a tutto tondo che lo usava circondare.
Conosceva una ad una festa e subito questa ci stava?
E di quella moglie poi che non faceva domande, e che tra l’altro a me da sempre
non dispiace, da dove scaturiva il suo diritto a profittarne ?
E poi quel suo lavoro misterioso, che lo lasciava libero di fare e disfare. Che
sembrava non gli mancasse mai niente. In modo indisponente anche se , o forse
proprio perchè non era solito ostentare.
E la ragazza di cui mi fece vedere una sola volta una foto, troppo bella per lui
che raccontava da ubriaco di averla lasciata inculare da uno che metterebbe
paura a chiunque incontrandolo la sera. Solo per gioco.
E lui che lo raccontava, con quell’occhio perso e lucido che ho imparato a
conoscergli sin troppo bene.
Sì.
Alcune cose le so e di alcune sono anche certo.
Che Angelo sia morto ad esempio.
Perché l’ho ucciso io. Stanotte.
A volte un autore comincia ad odiare. I suoi stessi personaggi. Forse è
l’effetto finale di averci riversato troppo amore nel dare loro vita.
Forse solo stanchezza di loro perché si rende conto che non sanno più volare o
avere quel particolare odore. O forse non gli occorre nemmeno una ragione.
Allora prende un foglio o si mette alla tastiera, ingarbuglia un po’ le cose.
E poi lo fa.
Li uccide.