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Ricordo.
L’unico corso di scrittura a cui partecipai. Sei giorni in un bungalow a
San Marino.
Carlo, Giampiero, Andrea, Maurizio, Gianfranco e cinque di noi, i
discenti, alle “Strategie della Tensione”.
Tutto correva bene, alla fine era una settimana bianca passata con nuovi
amici, scrivendo e dibattendo di scrittura di giallo e nero.
Dialogo, trama, procedure. Giornate, pranzi, cene, discussioni sotto la
pioggia cupa con il vino, sotto la pergola del bungalow comune.
L’ultima lezione, il 2 novembre, era sull’ horror e i “Percorsi di
paura”
Chiesero, fu Gianfranco, lo specialista, di esporre ognuno a tutti il
suo più gran terrore e scriverne. Chi temeva ragni o serpenti, io la
cecità improvvisa.
E fu così, il mio incubo, solo nel bungalow, quella notte.
I semivivi-semimorti a graffiare il legno della porta e i fragili vetri,
lo squarcio della lastra, il fulmine accecante del blackout. Che mi
accecava.
Cieco, nel nero, loro a sentirmi, i loro passi ovunque. L’odore della
paura nel mio sudore ad attirarli. Mi pisciai addosso per confonderli,
cambiando il fetore che mi avvolgeva.
Li sentii fermarsi, confusi.
Mi spogliai, nudo, silenzioso. Avevo le orecchie tese.
Le sentii fisicamente allungarsi alla ricerca del minimo suono che
tradisse un moto nel nero di pece calda. Come succede ai ciechi l’udito
mi donò risorse sconosciute, nuove.
Lasciai i vestiti in un angolo, tanfo di paura e urina denso, i peli
sulla schiena ritti e i muscoli come molle.
Ora è la volta degli odori, mi dissi, annusando come non sapevo si
potesse. Sentivo il loro odore, contai così quanti fossero. Fortissimo,
l’odore del Titan Arum, putrido pur se creato da un bellissimo enorme
fiore. Vedevo senza vedere.
Degli altri quattro allievi non so nulla.
Al mattino a colazione coi docenti, parlammo un poco, scambio di mail,
sorrisero del mio lavoro.
Poi Gianfranco si scusò per la notte passata e sorridendo mi confessò
che mai avrebbero ucciso un mutante, un uomolupo, dopo averlo
risvegliato.
Non “Loro”.
Sicuramente.
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