Interviste: Faber, ah Faber!
   a cura di  
Mariella C.

 



 

Ciao Faber, su Eroxè sei fra i personaggi più conosciuti. Sia per la scomodità del tuo personaggio che per il tuo modo di essere, tu come ti descrivi?

Non si può partire con una domanda meno impegnativa?
A parte gli scherzi, sto sorridendo, io come mi descrivo?
Da un paio di anni, circa, vivo i miei cinquant'anni. Mezzo secolo suona meglio, credo.
Grigio con buone possibilità di arrivare presto al bianco, se salverò ancora, cosa che spero, tutti i miei capelli. Scusami, ma sto vistosamente volutamente scantonando.
Ci provo a raccontarmi, ora.





 

 

 

   

Una persona normale, con la passione onnivora della lettura e una voglia di scrivere rinviata molto, forse troppo visto come la vivo ora, a lungo.
Innamorato da sempre delle persone, dei suoni, dei colori, dei sapori e di tutto ciò che veste e anima le emozioni.
Vale per la passione, l'eros, il sesso, l'amore, la scrittura. Ma vale anche per qualsiasi altra cosa.
Le emozioni.
Il motore.
Il partecipare realmente a quel che vivi, cercando di arrivare, anche dilatandone i tempi, fino all'ultima molecola del suo sapore.

Pigro, per riscontro, e per natura, a volte.
 Perfezionista se accetto una qualsiasi sfida. Fino a starci male a volte se non sono soddisfatto, vincente o perdente che io ne esca, di me, alla sua conclusione.
 Ho una vita quotidiana scandita intorno a due persone, quella con cui vivo da sempre e che, come ammetto spesso, mi deve aver amato in tutto questo tempo forse anche troppo, e con pazienza infinita per i miei continui sobbalzi e sbalzi, e una figlia grande ormai, per cui stravedo, e che amo e stimo in pari misura.
 Su Eroxè dici che il mio "personaggio" sia stato scomodo? Strano.
 Non me ne ero mai accorto…
 Ora, io so che tu sai, che il mio sorriso è quasi un lieve riso, un poco compiaciuto anche, vero ?






 

 

 

 

 

 

Sei un autore apprezzato, il tuo modo di scrivere è da romanzo più che da racconti, cosa ti porta a scrivere un pezzo?

La molla ultima, immediata, è spesso casuale.
Una volta fu una zanzara in auto che schiacciai sul finestrino a far partire dal nulla l'idea di un racconto.
A volte è un viso che attiva ricordi, pensieri, immagini.
Allora, su quella prima suggestione, il tutto, ben informe, mi gira in testa per ore, giorni a volte. Mentre lavoro, guido, faccio altro. Non mi esce dalla testa anche quando credo di pensare ad altro.
Ad un certo punto l'idea iniziale trova la sua primavera e matura, si fa rotonda, ed è come se tutto fosse già scritto lì.
All'istante.
Quello che scrivo, a parte la molla iniziale che davvero varia, si veste crecendo inevitabilmente di emozioni mie. Vissute, e dissezionate per come so farlo, o che sto vivendo.
Rimesse in gioco magari in un nuovo contesto.
L'unica cosa che non puoi creare alla tastiera credo siano le emozioni. La forza del desiderio, la tensione, l'equilibrio dei piani di pensiero contemporanei mentre vivi. Devi sentirli o averli sentiti.
Puoi dare vita allora anche a personaggi differenti, luoghi diversi dal vissuto, situazioni o tempi. Fa parte dello scrivere se non stai scrivendo un diario.
Le emozioni invece no.
Sei tu che in qualche modo un poco ti rivolti, ti fai calzino rovesciandoti e, per come sai narrarlo, pulsi.

 

Scrivo così insomma. Nata l'idea, velocissimanente. Anche 5 cartelle fitte fitte in un'ora.
Scrivo e non correggo mentre scrivo. Correggo e lavoro di riempimento e svuotamente solo dopo, perché, si senta o no, io quando scrivo seguo un ritmo mio che mi gira in testa e sento dentro.
Scivolano così in quel che scrivo, automaticamente, mie sensazioni, anche se non scriverei mai direttamente di me o di chi ho avuto o ho vicino, nel pensiero, mentre scrivo.
Il romanzo? In realtà quando inizio a scrivere qualsiasi cosa io vorrei scriverlo davvero. Molti miei racconti sono nati come incipit potenziali. Primi capitoli rimasti orfani prematuramente.
Alcune "cose" più lunghe, scandite in capitoli le ho iniziate. Scritte a quattro mani a volte o perché avevo un "filo lungo" emozionale incomprimibile in poche cartelle dentro.
Ma ti dicevo una domanda fa che sono pigro, come qui credo ben sappiate…

 

 

 

 

 

 

Scrivi per essere letto?

Scrivo perché mi piace, fondamentalmente.
Perché mi fa entrare, e capire meglio, anche, nelle mie stesse emozioni che magari sto vivendo. O che non ho capito, magari, a fondo, io per primo. O che mi hanno lasciato un qualche segno positivo.
Un sapore particolare che resta dentro.
Scrivere sa di seduta di auto-analisi se provi a scrivere mettendo, un poco almeno, in gioco davvero quel che hai dentro. E costa nulla oltretutto in confronto ad altre terapie !
Poi sono egocentrico abbastanza per provare piacere a sapere di essere letto, ovvio. Io lo chiamo "patto di scrittura", il cerchio che si chiude in questo modo.
A volte da cerchio diventa spirale e lo scambio tra chi scrive e chi legge, i ruoli a volte diventano interscambiabili e connessi davvero, apre la via perché nasca una corrente.

 

Pensi di scrivere bene?

A me sinceramente non dispiace quel che scrivo e come lo scrivo. Ma sono un giudice parziale. E accondiscentente: voglio troppo bene allo scrittore insomma.
A volte vorrei riscrivere cose già scritte perché mi verrebbero totalmente differenti se riscritte. Lo stesso racconto vissuto due volte.
Alla fine scrivo, e mi diverto, e vengo letto. Qualcuno mi dice che è piaciuto, qualcuno non mi dice niente, qualcuno muove critiche.
Il patto è questo: la parola che crea e chiude un cerchio, qualsiasi il cerchio stesso sia.
Le emozioni richiedono movimento.
A me basta.
Per aver voglia di mettermi a scrivere ancora. Nuovamente.


 

 


 








 

C’è qualche autore di Eroxè che consigli di leggere a chi legge te?

Leggo pochissimo di quel che scrivono altri.
Non perché non mi piaccia o non trovi piacere nella lettura degli scritti di altri. Per scelta.
Perché come riscriverei i miei racconti a volte, così mi verrebbe di riscrivere i loro.
Specie se mi sono piaciuti e il filo emozionale che vi hanno messo mi ha legato. E' come per un attore reinterpretare una parte. Vestendola di se stesso.
Una piccolissima e incompleta selezione degli autori di Eroxè e di altri siti che mi sono piaciuti e a cui sono legato, con racconti loro, da loro stessi amati o da me scelti, l'ho pubblicata sul mio sito.
Nella sezione " Friends".
Vorrei aggiungere prossimamente un loro brevissimo auto-profilo, invitarli a farsi "vedere" nel brevissimo ( e difficilissimo) spazio di una cartella, per presentarli a chi visita Eros e Parole e non li conosca già dalla rete. Profilo che chiederò loro di realizzare.
Se vuoi essere la prima…
Lavorare al mio sito, cosa che mi ha assorbito da mesi parecchio, realizzarlo è stato quasi riscrivere sotto certi aspetti, è stata una sfida anche divertente.
Perché era la prima volta che mi cimentavo in rete facendo questo, e mi ha fatto leggere e rileggere, davvero più di quanto fossi abituato a fare in precedenza, il lavoro di altri.
E sapere che anche il loro scrivere contribuisce alla riuscita e alla completezza ideale del sito, a molti degli autori sono davvero legato da stima personale e affetto, mi fa piacere veramente.
E' una sezione a cui tengo affettivamente molto.













 

 

 

 

 


 

Ti eccita ciò che scrivi?

Mentre lo scrivo no. Assolutamente.
Mi narcotizza a volte. A volte sono come un po' ubriaco dopo avere scritto.
Mi assorbe.
Ma eccitare in senso pieno mentre scrivo, no, non riuscirei a scrivere altrimenti.
Mi ha eccitato, prima, se racconto cose "mie" e magari in bocca mi viene ancora quel sapore e quel momento. Succede, in positivo, come quando da bambino sei caduto e hai un taglio che si è chiuso da poco in un ginocchio. Io ne ascoltavo e cercavo il pulsare, dopo.
Con tutte le dovute differenze tra il farsi male sulla ghiaia, bruttta esperienza, e il vivere un'emozione forte e bella con una persona o una situazione. Ovvio.


 

 

 

Descrivimi l’erotismo nella scrittura…

Spesso è un gioco.
Di equilibri o ritmi. Attese.Pause. Affondi.
Attimi in cui vivi sopra un filo. E' far scattare sulla scorta di un dettaglio, a volte nemmeno esplicito, basta un suono o un odore, un ricordo in chi legge. O un desiderio.
Ognuno di noi accumula vita, pensieri, azioni, pulsioni e desideri.
Basta a volte un minimo dettaglio ad evocarli.
Li ha messi via in un armadio. A volte però "il leggere" trova una sinapsi.
E riattiva, rimette il onda, fa tremare il filo di chi legge.
Poi.
Metà dell'erotismo in un racconto erotico, almeno, nella realtà, ce lo mette chi lo legge e non chi l'ha scritto. Credo che uno dei segreti in realtà sia questo !

 

 

 

 







Scrivere è spesso liberatorio e autobiografico, per te cos’è?

Un poco ho già risposto prima.
Un piacere. Fondamentalmente.
La psicanalisi a costo zero (da buon genovese questo andava detto).
Una sfida ripetuta volentieri con se stessi.
La condivisione con più persone di parte di se stessi.
Un non far morire attimi e emozioni, facendoli rivivere magari narrando altre storie, ma sapendone la nascita e la vita, sentendoli tuoi per sempre, mentre li rivesti.
Un atto di felice e compiaciuta impudicia commesso su se stessi.

 



 

 

Verresti agli Oxe Awards ?

Sì. Ovvio. E con piacere.
Sono nato su Eroxè (e per colpa tua oltretutto come "autore"), secondo te mancherei mai a questo appuntamento?
 


 

 

 

 

 

Hai mai sedotto con un tuo racconto?

Io sono stato spesso, per mia fortuna, sedotto leggendo.
Se un autore, qualsiasi sia il genere, non mi seduce lo abbandono presto. Idem per la musica che è parte grande nella mia vita e qualsiasi arte, maggiore o minore espressiva.
Idem per le persone.
L'emozione,…ricordi?


Spero davvero di aver sedotto a volte anch'io. Vuol dire che ho smosso organi di senso in qualcuno.
Leggendo puoi giocare con vista, udito - quante volte leggendo ti pare di udire quel che leggi -, olfatto, tatto… Puoi giocare con le parole scritte con il ritmo come nel sesso.
Dare e negare.
Gioia e tormento.
Leggendo e scrivendo. E la seduzione che cos'ha di diverso?
Ritorna sempre, come vedi, in qualche modo, il "patto"…
 



 


Cosa vorresti che ti chiedessi adesso?

Quando mi deciderò a finire e completare almeno, finalmente, una volta per tutte, un romanzo.
Per intero e non solo in parte.
E' la domanda che mi metterebbe, temo, in vero imbarazzo. Non l'hai fatta per affetto e dolcezza, vero? Credo di sì, visto che stai sorridendo.

Grazie.