Quando
il sole è alto la mattina gli occhi fanno fatica ad aprirsi. A cercare con
lo sguardo un nuovo giorno del mondo, ancora serrati dal sonno e dalla luce.
Così li tengo chiusi. Per non dover per forza vedere quello che c’è di
nuovo, ma solo sentire, odorare, ascoltare. Con due fessure ti cerco. Non ti
vedo ancora, ma so che ci sei. Sento il calore della pelle che si è fatta
calda durante la notte. Solo ora, a sole già alto, cerca il fresco delle
lenzuola non ancora calpestate.
Sento il tuo calore come quando d’inverno ci si accoccola davanti il
caminetto. Ed anche se il fuoco non si può toccare il suo calore ti
abbraccia.
Tu sei così.
Come il fuoco.
Mi abbracci anche da lontano. Anche senza vederti sento le corde tirare, le
braccia stringermi le spalle.
E mi rannicchio in quelle braccia che per me sono capanna. Tetto quando
piove. Coperta e letto e cuscino quando dormo.
Mi rannicchio e appoggio la guancia su di te, sulla spalla, sul petto. E
pelle contro pelle mi addormento. Cullata dal tuo respiro.
Mi piace che, mentre mi cullo tra le braccia di Morfeo, le tue mani inizino
a cercarmi.
Delicate si muovono e mi cercano sotto le lenzuola, silenziose e lievi come
la camminata di un gatto.
Ti sento muovere. E allora ti cerco anch’io, con il corpo mi avvicino. Cerco
con le labbra il tuo respiro, lo bacio, lo mangio.
Con gli occhi chiusi perché per me il giorno non è ancora arrivato.
Il tuo corpo finisce sotto al mio. Sei per me quel mare su cui navigo, ora.
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