La donna l'aveva scelto.
In mezzo a tanti in quella gabbia, forse l’avevano mossa a farlo proprio i suoi occhi. Quasi chiedessero loro per lui di essere preso e portato via, sommessamente. E poi erano cosi luminosi che era difficile non sceglierli.
Quegli occhi che la guardavano dietro il recinto carichi quasi di gratitudine anticipata.
E di promesse.
Quasi dicessero sceglimi e saro' in grado di ricompensarti.
Lei porto' a casa il cucciolo il giorno stesso.
Ne avrebbe presi con se' molti altri, ma prese e scelse quello quasi d’istinto, e si disse, vediamo poi magari torno – le dispiaceva lasciare gli altri cani lì - e gli daro' compagnia.
Cani ne aveva gia’’ avuti in precedenza e la scelta di averne ancora voleva viverla questa volta con calma. Per ora lui, quello dagli occhi così dolci.
Lo porto' a casa, ogni tanto si voltava a guardare sul sedile posteriore dell'auto dove l'aveva fatto stare, sorridendo. Compiaciuta con se stessa della sua scelta.
In auto penso' a che nome dargli ora che il cane era suo.
Ne scarto' molti, poi scelse.
Pensando a quel “suo” con ironia verso se stessa sorrise. Aveva sempre avuto pudore a usare termini che indicassero possesso, le avevano insegnato così e ne aveva sempre avuto quasi vergogna per educazione e cultura. Ma era suo.
Non era definibile con alcun giro di parole o eufemismo, altrimenti.
Fossero anche riferite a oggetti inanimati, non usava nel suo parlare mio, suo, o altro. Ma per quel cucciolo il mio era affiorato sin dal primo istante.
Si era suo. Il suo cane.
E sapeva che lui avrebbe vissuto lei e solo lei così, sin dall’attimo in cui lei l’aveva scelto come padrona, a cui far feste e obbedire.
Aveva avuto altri cani in precedenza cosi non ebbe molti problemi ad abituarlo.
Gli insegno' cosa poteva e non poteva fare.
Mischiando punizioni e premi. Bocconi piu’ prelibati nella ciotola su cui fece incidere il nome che gli aveva scelto. O a volte colpi secchi di guinzaglio sulla schiena.
Che il cucciolo riceveva guaendo ma dimenticava in fretta, attendendo lei che dopo la punizione poi lo facesse correre e giocare.
Compro' un collare di cuoio nero, con un anello luccicante e una museruola che gli metteva, portandolo al guinzaglio con se quando usciva. Con una targhetta attaccata al collare col nome che lei gli aveva scelto e il telefono di casa col suo nome, se mai si fosse perso. Cosi che potessero restituirlo alla sua padrona trovandolo.
Gli regalo’ anche una pallina rossa di gomma che lui giocando e mordendo teneva stretta in bocca.
Con quel guinzaglio lo legava fuori dai negozi quando andava in citta' per compere, con quello lo legava in giardino per la notte con la ciotola dell’acqua e il cibo vicini, o quando aveva ospiti per casa.
Lo educo' e gli insegno' ad obbedire. Quasi anticipando a volte i suoi comandi, ma un cane si abitua al suo padrone e comincia a conoscerne gli umori assai in fretta, il cane non cessava a volte di stupirla.
E quando non capiva o aveva resistenze - educazione e’ educazione in fondo, e richiede i giusti metodi e strumenti - usava il guinzaglio per ottenere risposta e obbedienza.
Calando il guinzaglio su di lui con colpi secchi quando il suo cane faceva fatica a capire o era semplicemente stanca di sentirlo guaire, lamentarsi o fare le bizze.
Il cucciolo si abituo' ben presto agli usi che gli venivano insegnati e ai metodi, quell'alternarsi di caldo e freddo, premi e castighi, con cui venivano trasmessi i desideri di lei perche' li potesse capire ed adeguarsi ad essi.
Era dolce e affettuoso con la sua padrona. Come solo un cane sa essere effettivamente.
Appena lei glielo permetteva la baciava a modo suo, leccandole le gambe, le mani, agitandosi e correndo appena lei lo chiamava. E si eccitava come fanno i cani, il sesso teso tra le zampe e nudo, come un manifesto del piacere che lei carezzandolo magari sulla testa gli stava dando.
Camminava con lei per la citta', un passo indietro, come lei gli aveva insegnato, manco dovese portarlo ad un concorso, e quando a volte si incantava ad annusare pali o muri con odore di altri cani lei tirava quel guinzaglio, lo accorciava per colpirlo sulla schiena e poi strattonandolo se lo portava via. Bastavano però la voce o il tono a volte per vedergli abbassare muso e orecchie.
Come tutti i cani era sensibilissimo agli odori degli ormoni della sua padrona, e quando la sentiva sotto ciclo sembrava avere nuova vita.
Le annusava culo e cosce e guaiva.
Si abbarbicava a volte alle gambe di lei seduta e regolarmente veniva punito per quello sfregare impazzito del sesso teso stringendole la gamba, in cerca di soddisfazione. A volte lei lo lasciava fare divertita di quella foga e rideva di quel cazzo rosso che lui cercava di svuotarle addosso. Poi, prima che lui potesse farlo, si capiva dal rantolo e dalla frenesia del movimento che era prossimo all’orgasmo, lei muoveva la gamba e se lo scollava di dosso.
Non gli aveva mai permesso di finire quell’assurdo coito su di se.
Per impedirgli di riprovarci in quei casi doveva mettergli il guinzaglio e legarlo in giardino se no avrebbe riprovato mille e mille volte. Ne avevano riso con un’amica in modo un po’ crudele una volta che lei, ospite aveva assistito alla scena. Poi il cane, a orecchie basse si era lasciato trascinare dal guinzaglio sino alla cuccia.
Si. Cresceva e bene.
Imparando in fretta alla fine tutto quel che aveva da imparare.
Lo sguardo del cane col tempo rimase lo stesso, anzi aumentò in devozione e dolcezza.
Lei aveva scelto bene.
E con calma ne aumento' calore e devozione col tempo e con l'educazione.


Ora la donna, sono sei mesi oramai che ha in casa il cucciolo, si sta apprestando a uscire e lo chiama. Ha deciso di averne un secondo. Da affiancargli. Ha deciso che sia tempo.
Ad avere animali domestici ci ha, grazie all’affetto incondizionato e al divertimento di insegnare educazione ed obbedienza, ripreso gusto. Ci saranno due ciotole per acqua e cibo in giardino da domani.
Non sa se scegliera’ un maschio o una femmina, Se sara’ femmina dovra’ necessariamente inventare qualcosa per impedire loro di accoppiarsi. Un problema ma lei trovera’ la soluzione certamente.
Le piacerebbe avere un coppia di cani per cui se trovera’ quella giusta che le piaccia forse sara’ davvero femmina il suo secondo cucciolo.
Lo chiama per uscire e accompagnarla.
Per legare al collare il guinzaglio e mettergli la museruola.
Lo chiama per prepararsi ad uscire.
E ordinargli di andare ad accendere l'aria condizionata in auto perche' lei non abbia caldo a uscire a meta' estate alle tre del pomeriggio.
Il suo cucciolo dopo il clik della molla che gli lega il guinzaglio al collo, con la pallina di gomma rossa in bocca stretta tra i denti tenuta dai legacci dietro la nuca, e la conchiglia di plastica a imprigionargli il sesso, chiusa dal lucchetto, le obbedisce felice.
Scende i tre gradini di casa e si avvia con le chiavi in mano verso l’auto.
 
 
 
 
 
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