Dicono che stia finendo. Ne parlano guardando il cielo. Ma ne parlerebbero comunque, loro parlano sempre. Loro sanno. Quasi tutto.
Sotto l’ombrellone, scosso dal vento, parlano di lavoro, dei cantieri urbani che non saranno ancora chiusi. Della scuola, dei figli, sperando sia cambiata quella di inglese che ce l’ha a morte proprio con suo figlio e la signora dall’accento brianzolo non sa proprio il perché.
Dicono che tutte le cose belle prima o poi finiscono, quelle belle per prime. Un signore che sembra averci pensato a lungo azzarda una variazione, sì, è proprio come per le persone, sono proprio le migliori a lasciarci per prime, sempre.
Beh, tu ti alzi. Hai sorriso alla ragazza occhiazzurricostumefuorimodacavigliedigazzella che da tre giorni stende il telo vicino al tuo.
Fino a ieri non eri da solo in spiaggia. Oggi sono partiti e non hai nemmeno portato l’ombrellone, solo il telo.
Appoggi la cuffia con la musica accesa sul tuo telo, dal suo lato.
L’hai fatto ogni giorno. Perché in qualche modo bisogna pure incominciare a parlarsi e la musica ha una voce.
Di lei non hai ben capito la lingua, non è tedesco, ci assomiglia ma è più dolce, deve essere di qualche scheggia staccatasi dopo la guerra, la sua terra.
In mare non ci sono meduse oggi, finalmente. Nuoti oltre la piattaforma. Lei ti raggiunge.
E scopri come si chiamano le meduse in ceco e che lei ha un nome bellissimo, Martina, e che lo pronuncia sorridendo.
-No medùza- e ti sorride.
Non credi che lei pensi che l’estate stia finendo. Lo dicono la sua voce e la luce dei suoi occhi quando parla, e tu non nemmeno capisci di cosa ti stia parlando.
Ma non importa, no. Non importa. La musica ha una voce.
E la sua ti incanta.
 
 

 

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