…Ti bacio, adesso, dove tu vuoi e preferisci...”

 

 

 

 

 

 

Raccolgo da una firma a molte mail.
Scritte da mani a volte anche diverse.
Finiscono le parole e cominciano i saluti.

“…Ti bacio, adesso, dove tu vuoi e preferisci..”

E allora, adesso ascolta. Adesso ascolta.
Preparati, rispondo.
Sai che ti voglio nuda su quel letto.
Nuda, le braccia appena un po’ scostate.
Le gambe né unite né allargate.
Aiutami prima. Però.
Prepara questo ring. Solleva dal tuo lato il materasso.
Mettilo a terra…Non voglio limiti, prudenza di cadute, frenate ad una spinta più profonda.
Mettilo a terra... Togli anche il lenzuolo.
Lascia i cuscini, solo.
Appoggia sul cuscino, il, tuo, è già promessa, quei tuoi tre fazzoletti.
Mettili stesi per il lungo, tre righe nere sulla federa pulita.

Tre tagli che promettono una scorta di giochi se ne avremo voglia e fantasie, magari. Forse.
Devi saperli lì, pronti a ogni uso.
Il materasso è a terra, le strisce ben disposte adesso. A sezionarlo.
Spogliati mentre aspetti.
Metti in quel cassetto, quello basso, lì, di fianco al letto, la piccola malizia.
Riponi biancheria e strisce provocanti di tessuto per il seno e per il sesso.
Di trucchi e scaramucce, adesso non voglio.
Ti voglio nuda… Fino a dentro… Adesso.
La tela è ruvida alla pelle, il lenzuolo era carezza troppo dolce e andava tolto.
Senti il tessuto sotto la tua schiena. Sfrega.
Segna la pekle un poco, con disegni di fiori e qualche nodo.
E adesso il bacio.
Il primo.
La porta che si apre e si rinnova.
Aspetto.
Disserrami le labbra con la lingua.
Aprile, squarciami la bocca.
Entra a esplorare, fai cedere questa mia resistenza.
Percorri il taglio e mordilo con forza.
Solca le labbra, dentro con ostinata cura. Disegnane i contorni e a volte guizza.
Guizzami sul palato a soffocarmi, carezzami la lingua.
Con la tua.
Ruotala, gonfiala adesso, falla sicura e oscena.
Senti la mia, i miei denti, il morso che serra il labbro adesso. Il tuo.
Lascia che ti violenti anche la gola.
Che soffochi il respiro
Che sfidi la tua lingua, danzi, si attorcigli, la schiacci poi la innalzi, ne spinga indietro punta e tronco,

la spinga contro il lato ora e poi il palato rimbalzi sulla tua, punta contro punta,

cerchi la papilla più lontana per battezzarti in bocca col sapore.

Scostati dalle labbra, ora, anch’io mi scosto.
Ma poco. Poco. Un millimetro soltanto.
Parla davanti a loro, sfiora. Appoggia le parole.
Dì del tuo desiderio, chiedi.
Ascolta le mie labbra anche, hanno parole uguali.
La luce è quella di persiane appena schiuse.
Sono lame parallele che tagliano il tuo corpo.
Si muovono le lame e salgono e scendono sul seno al tuo respiro.
Sei affannata, ti ho, mi hai rubato il fiato.
Allarga ora le gambe, scostale soltanto.
Lascia spazio alle dita.
Ci vado dritto... Senza soste in mezzo.
Fammi toccare la ferita.
Sanguina umida, è calda,e non è sangue.
Taglio di donna, ferita che da vita e sveglia e scuota inquieta appaga e rinnova mille volte nuova la lusinga.
Ti schiudi sotto il dito dritto, lungo che si posa.
Si ferma aspetta non preme non schiaccia non violenta non allarga.
Alzi il bacino allora.
Sollevi le tue reni verso l’alto e il dito schiaccia.
Offri un ciuffo di pelo spettinato e sotto a quello, un altro bacio.
Schiudi come schiuma addensata quella bocca. Il dito entra, quasi con ritrosia. Si apre il bacio.
Sembra che tremi dentro, la carne quasi si ritira e poi avvolge, e lui ne gode.
Goloso orgoglioso stupido ingordo e per mestiere noto un po’ bastardo.
Un dito, il tuo mi entra nella bocca, ripete i movimenti i tempi e danza.
Serro la bocca un poco. E’ bagnata anch’essa.
Muovo la mano e tu mi fai da specchio. Ripeti ogni mio gesto, con destrezza.
Poi muovi tu, chiedi muovendo il dito in fondo alla mia bocca.
Muovi dentro di me e mi domandi. Domande mute, parlate con un dito.
Dove vuoi che mi fermi. Che acceleri. Che spinga.
Affondi, ti ritiri, appoggi, sfreghi, entri e ti rituffi, improvvisa tra le labbra.
Cola saliva a lato delle bocche, entrambe.

“…Ti bacio, adesso, dove tu vuoi e preferisci...”
...Adesso... Fallo, per favore, la bocca è pronta la mia, le labbra secche nell’attesa...Fallo!!!!


Questo non è un racconto.
Nessuno dei miei in fondo vuole esserlo.
E’ solo un pensiero già percorso.

E baci che hanno lo strano e delizioso gusto di cibi ricchi e con amore cucinati e con frenetico appetito divorati ,

cibi di cui è impossibile trovare sazietà.
Doveva andare oltre, ma lo tronco.
Perché era di un bacio che mi andava di parlare, non di grida di reni di sudore e strozzamento frenetico d’amore.

Nemmeno della tristezza poi e della solitudine di’uomo, quando, svuotato, l’occhio quasi perso in un vuoto,

straordinario e vertiginante di pensiero, dopo, si firma sempre con un altro bacio, ancora.
Siede sul letto, guarda quella luce.
Cosce sudate di una donna illuminate a strisce…

Sudore e umore e seme mescolati, colano un po’ sul materasso. Firmano questa mail e la risposta.

Ormai chi mi ha seguito in questa mia strada, a volte, me ne scuso, un poco aggrovigliata, sa che dedico sempre quel che scrivo. Dedico con vero pudore e un poco di tremore, ogni volta.

Non sono uno scrittore e lo sapete. Non ho “mestiere” , sono mitragliatrice di parole e di pensieri ma nessuna bottega mi ha educato.
Dedico allora anche oggi, parole scritte in un ufficio, sotto una tangenziale e non su un materasso spostato.

Per ansia di amore e sesso e gettato su quel pavimento.
Dedico a chi, vorrei, non so, magari un solo istante, abbia, forse, un momento solo, anche, pensato che quel dito, maestro, esperto, osceno forse anche ma così meraviglioso e a me assai caro, nella mia bocca mentre io carezzavo, sì, fosse magari il suo. Mi piacerebbe guardare quella mano, veder leccare quel suo dito, alla ricerca di un sapore, di una bocca vogliosa che ce l’ha lasciato. Piccola firma di saliva al desiderio.
La bocca di chi ha scritto, anche stamani, vicino al ponte di una tangenziale, vicino a camion e a persone strane.

La bocca sa di caffè comunque, adesso, di troppe sigarette e dentifricio vecchio del mattino.

NOTE:

Dedico anche a chi io leggo e so mi legge, per amicizia e so anche stima un po' da me abusata.

C'è l'eco di parole sue, non solo mie in questo quaderno, questa pagina poi in particolare.
Un po' ho voluto, forse, ma inconsciamente e senza merito o diritto... farmi specchio.
Ora mi rendo conto che dietro, in fondo, avevo nel ricordo parole anche sue, pensieri di una donna, scritti ben meglio... Scusa... Ero oltre lo specchio, i miei lo sono da uomo, l'immagine riflessa, forse, soltanto.
E' il pegno di una pace ritrovata, patto di amicizia tra chi scrive, complicità giocata senza affanno, finalmente.
Scrive come è capace, adesso, si scusa se non piace, ma vive ... E ... a volte... osa... quando trova coraggio e ne è capace.

 

 

 

 

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