Chisono
Dovesono Perchèscrivo
Cosaiosentoquantoscrivo
Comehoiniziatoascrivere Cosamiemoziona
Cosaamoeodio
Lamiamusica Imieicolori
Cinquecosechevalgono Cinque
chebuttereivia Lemieambizioni
Erosperchè Dovefinisco
ioedovecomincialamiascrittura
Quellochevogliodireioeche
Fabernonmihachiestofinora
Lamiamailsevogliometterlaqui
Chi sono. 19
Marzo, anno 1969. Era il giorno di San Giuseppe, festa nazionale: scuole,
ospedali, medici, suore, tutti in vacanza. Mentre il papà ventenne piangeva
da ore aggrappato alla stinta tenda del corridoio, mia madre adagiata nella
sua alcova mi ha spinto fuori da sola, con le sue manine piccole, in una
pozza di sangue per poi stringermi a sé, esangue e gioiosa. Lì sono nata io,
Greta e la Festa che conoscono tutti, quella del Papà.
Dove sono. Sono
romagnola, e provengo da generazioni di pescatori. Ho sempre respirato il
sapore d’antiche tradizioni marinaresche, che mi rimandano ad un mondo
lontano e depresso, dai ritmi ossessivi della nostra era tecnologica. Le
barche sono state la mia vera casa, la tartana Greta I, la fucina della mia
infanzia. Mare e sabbia, il pegno del tempo. Ed ancora le evasioni, le
scorribande in bicicletta per le colline del Montefeltro e del Marecchia a
vivere paesaggi, castelli e boschi in cui sono ambientate tutte le mie
fiabe. Ma il ritorno al mare è sempre ritorno a casa.
Perché scrivo. Per
circoscrivere il dominio sulla mia energia o forse per non tradurre in
concreto, i poteri sulla materia e sullo spirito che credo di avere, da
sempre.
Cosa io sento quanto
scrivo. Mi commuovo e comprendo che un buon scritto è mio
prezioso sangue vitale, imbalsamato e conservato per la vita al di là della
vita stessa. Avverto anche un senso d’onnipotenza verso un prodigio che deve
ancora venire. Mi sento la “creatrice senza scampo”, la cantastorie di “
albe rare”, anche se sono consapevole che quelle albe sono state già
scoperte mille altre volte.
Come ho iniziato a
scrivere. Avevo 5 anni e scarabocchiavo col rossetto di mamma le
pareti di casa, con frasi tipo “Ti amo” oppure “Ti odio” e disegnando ali
d’angelo e fiamme di demonio.
Cosa mi
emoziona. Mi commuovo alla vita e ai suoi ritorni, ai risvegli,
al sorriso dei bimbi e degli anziani. Mi emoziono, quando guardo Via col
Vento e lei dice: “ Domani è un altro giorno”, questo è il mio messaggio.
Cosa amo e odio.
Amo tutte le cose piccolissime e preziose, come gli oggetti di Swarovski.
Amo i tralci avvinghianti e tutti i pericoli della degenerazione e le anime
impure. Amo la poesia ermetica ed emotiva. Odio invece tutto ciò che è mala:
malasorte, malasanità, malauguratamente, malattie…..
I miei colori.
Tutto l’arcobaleno dei colori con una predilezione per l’eleganza del
Nero, la purezza del Bianco, la sensualità del Rosso.
La mia musica. Ascolto ogni genere di
musica, indistintamente, tranne quella folk romagnola. In questi giorni
The Cure, Annie Lennox, Stadio, Sottotono.
La mia mail se voglio metterla qui:
Cinque cose che valgono.
L’ Umiltà del perdono, l’Amicizia di Olivio, la Grazia del mio cuore,
l‘Armonia della natura, l’Eleganza delle buone maniere.
Cinque che butterei via. I leccaculo, i
politici, i pedofili, l’inquinamento, i ladri di sogni.
Le mie ambizioni.
Vincere ogni missione, nella quale mi sono impegnata. Sempre sotto il segno
della Classe, della Giustizia e della Verità.
Eros perché.
Figlio di Penia (mancanza) e Poros (ingegno), Eros cammina sempre insieme al
dolore. Il tempo dell’Eros ferma tutti gli altri, è il “momento senza tempo”
del giardino delle rose di Eliot e nei fiori profumati di Rol. Pienezza e
solitudine, malinconia e bellezza, saggezza e spiritualità.
Dove finisco io e dove
comincia la mia scrittura. Al contrario, dove finisce la scrittura
inizia la mia veggenza: il delirio che non può essere trasmesso, la parola
che non può essere scritta, il confine che non può essere controllato.
Quello che voglio dire io
e che Faber non mi ha chiesto finora.
Racconterò tutto quando avrò le spoglie in mano oppure non vacillerò mai,
per volontà segreta, in mia innocente difesa.