VI bis Chiusa di pianura
No.
Il fiume corre ancora.
Chiusa non è chiusura.
In questo caso.
Corre perchè la corsa è la sua vita.
Perchè ad ogni ansa ha la scoperta di una sponda nuova.
E di nuovi colori.
Persino quando è notte, come ora e tutto si fa buio e ombra senza fine.
E dietro l'ombra, se guardi e anche vedi, se hai cuore di alba i colori li vedi.
Scoperta, lungo il fiume, di colori.
Di suoni musiche e canzoni portate via dalla corrente a sfumare
come se fossi in auto o in treno
in marcia, oltre il finestrino.
Scoperta di colori.
E di paesi, boschi, strade in riva.
Persino odori.
Chiusa perchè ogni tanto se il fiume è basso in quel tratto, l'uomo mette la
chiusa.
Serve ad alzare l'acqua, a dare pausa di pensiero quasi alla corrente, dare
livello e poi riprendere, e navigare.
I miei navigli qui a Milano ne hanno di bellissime, chiuse di cui Leonardo,
l'uomo circolare, si fece architetto, idraulico, fabbro e ingegnere.
La chiusa qui, adesso, allora è funzionale come quelle.
Una pausa di corrente.
E di parole.
Ho scritto altro allora, ora, intanto, invece, al posto di, piuttosto che,
per chi ascoltava davvero le
parole.
Non si è fermato, non serviva, qui a dire, io ascoltavo.
Ma in fondo chi lo sa, chi altri ha letto o navigato nel mio fiume?
Se ha avuto magari persino freddo.
Lui, il fiume, corre veloce, regolare, immutato.
Mi piace nuotare e mi godo l'acqua
pulita delle sue rive.
E scrivo...