II   L'isola dei pirati

 

 



Lo sguardo corre sulla riva.
Dove l’erba si curva lunga di fine stagione e scivola a lambire l’acqua.
Fili vengono lavati, scivolati dalla corrente che sotto il pelo d’acqua, immobile allo sguardo, invisibile comunque sempre scorre.
“ Se guadiamo il braccio d’acqua qui, l’acqua dev’essere bassa e non c’e’ corrente…”
“Vuoi farmi vedere che sei Indiana Jones?” lei sorride.
“ No, guarda, o alziamo e arrotoliamo i pantaloni o li togliamo per non bagnarli, l’isolotto è vicino e qui il fiume si allarga in acqua calma e bassa, nella curva scavata nella riva.”
“Andiamo?”
Dall’erba recuperano i jeans sfilati ai piedi.
A valle i pescatori continuano il lavoro della frusta e della mosca. Piccolo volo saettante a pelo d’acqua.
Il maglione largo e lungo le scivola sui fianchi.
Le gambe ancora scure dell’estate.
I jeans sul braccio, le scarpe slacciate nella mano.
Scivola sulla ripa e ride.
“Ora mi toccherà lavare a fiume dal fango gambe e mutande…”
Lui è sinceramente più ridicolo in quella situazione.
Manca l’armonia di quelle gambe, la polo stropicciata dove prima la cintura la serrava in vita, le gambe scure e i peli biondi.
In mano il suo bagaglio improvvisato di pantaloni scarpe e il sacchetto di carta marrone col loro piccolo pranzo a fine estate.
“Certo che invitarti a mangiare panini di frittata su un’ isolotto grande come una moneta non è quello che volevo riservarti...”
Sono nell’acqua adesso. Fredda per la nascita lontana tra le montagne.
Lei saltella quasi a giocare col freddo, schizza di piede, poi si lascia lambire fino ai fianchi.
Serra lo stomaco al bacio freddo dell’acqua verde di riflesso e d’ombra.
Lui si perde con l’occhio sui suoi fianchi.
Immagina la pelle dove il maglione, bagnato ora all’orlo le carezza l’anca, lecca l’ombelico che le ride sotto,
raggrinzisce per gioco di freddo la pelle e la trasforma in brivido di buccia dolce candita di arancia.
Lo slippino bianco fatto tra perente sotto il velo d’acqua, aderente al solco delle natiche forti, pelle di velo a incollarsi sulla pelle.
L’uomo recupera occhi pensiero e testa giusto in tempo per non scivolare e finire totalmente a mollo.
L’isola cui sono giunti è poco più di una spiaggia tagliata dalla riva dalla corrente.
Un piccolo bosco di noccioli portati lì dal vento al centro.
Macchia di ombra verde, matura d’autunno.
Sassi che si fanno più piccini man mano che si avvicinano alla riva.
Pettinati dalle maree di fiume a degradare fino all’acqua in scala degradante.
Poi la sabbia, un paio di metri al massimo di rena. Sottile come quella di clessidra.
Lisciata dalla carezza ininterrotta dell’acqua. Sabbia che immagini a stento in gioventù essere stata montagna.
Fiera e superba, nido d’aquila e sfida all’occhio e al pensiero di chi vive da sempre a valle.
“Sei bella con la sabbia che infarina piedi gambe e coscia.
Verniciata d’oro in questa luce forte e piatta di tramonto.”
“Scemo...”
Mangiano il loro pasto piccolo così...Picnic di nulla.
Seduti a fianco. Briciole cadono sulla sabbia. Tovaglia di farina gialla, polvere di stella, tappeto di briciole di roccia.
Non parlano, guardando lo stesso gioco di corrente a valle. Seguono con occhio parallelo la scia che si impunta.
Batte nel tronco arenato, sembra finto tanto è stato dilavato, scavato e spogliato da ogni parvenza di legno dalle leccate dell’acqua.
Poi la corrente rimbalza e si apre e allarga. Come due braccia a scorrere e abbracciare il tronco.
Lì, portati dalla corrente, si arenano, intrappolati dalla spinta e dall’ostacolo affondato in parte,
piccoli rami, una cassetta di legno vecchia e i loro occhi.
Ritorneranno ai loro visi dopo, quando girandosi i volti si troveranno a guardarsi.
In mezzo al fiume lento e forte, motore senza sosta, corrente ininterrotta di vita dalla montagna al mare.
Sull’isola dei pirati.
Le gambe asciutte ora e luccicanti di pagliuzze appiccicate.
L’uomo e la donna si baciano lì.
La bocca che sa di pane croccante e di frittata estiva.
Intorno la corrente si allarga. Lambisce l’isola dei noccioli e, a valle, si ricompone come treccia e corre.
Scivola via.
Il bacio la corrente e, scandito dallo spegnersi del sole, il giorno.

(a suivre)


Dedicato, perchè ogni promessa è un debito e i debiti non hanno peso.