III     Sabbia

Sabbia
 

 

            

 

 

Il fiume non ha occhi.
Il fiume non ha orecchie.
Né bocca per parlare. O per cantare.
La musica del fiume è fatta di scorrere di onda, flusso strascinato di acqua rovesciata su se stessa,

sommesso urto e improvviso silenzio.
Concerto in fa minore di vento al tramonto, spiffero di fessura lieve, a spettinare i capelli appena.
Serata ancora calda a fine di stagione.
L'uomo e la donna si baciano.
Ancora.


Ora lui è sopra e poi in un istante sotto.
Dondolare di corpi stretti. Rotolare di gatti.
Mossi dal fianco e dalle reni a rovesciare incastri di fianchi e gambe.
Lingue che si posano piatte a farsi foglie.
Che spuntano e saettano tra i denti.
Carezza di palato, esplorazione della volta, della gola fino a soffocarla e dei denti.
Morso di labbra .
Duello di amanti al chiuso della grotta.
Ingordigia di fiato.
"..ti soffoco adesso.." e lui le ruba l'aria sigillandole le labbra come colla.
E poi punta a punta.


La battaglia per invadere, la piccola scherma. Fatta per essere solo vinti.
Sfilano entrambi con fretta, come fosse l'ultimo istante quello di vita della terra, e movimenti quasi violenti slip e mutande.
Lui le carezza col tessuto bianco le gambe. Spolvera i riflessi di sabbia fine, lava così la pelle.
Carezza e cura con la mano, spolvera e dopo lava con la bocca.
Salendo fino al termine della coscia.
Esplora con le dita.
Sale a forzare fino a dove batte e frena inesorabile la nocca.
Lei lo rovescia. Si sfila dalla mano, lo schiaccia e lo inchioda, lo cavalca.
Sfrega sotto le cosce sul suo ventre.
Lo bagna e lo insapona, si scioglie scivolando e lasciando la sua striscia calda, si allarga spingendo la fica sulla pelle e si schiaccia con forza.
Senza permettergli di salirle dentro e penetrarla.
Allontanandosi appena lui lo tenta.
Rotolano sulla sabbia, la loro è una lotta di galli.


Lei rovesciata, ora, col viso nella sabbia.
Lui con la mano tra le cosce da dietro, a forzarla, la lingua a disegnarle il collo, morderlo coi denti,

succhiarne la dolcezza di pelle bianca.
Lei allarga le gambe a farne compasso, forzato fino a dove le braccia del compasso possono forzarsi

e allargarsi prima che sia dolore intorno al perno che le unisce e serra.
Perno di carne perno di sudore scavato dalla mano e dalla voglia.
Lei alza i fianchi, bandiera di resa, manifesto di voglia, e lui le sale dentro.
Inchiodando il collo col bacio le labbra schiacciate, spalancate, aderenti e con i denti.
Ad ogni colpo delle reni il bacio lì sul collo scivola di lato. Bagna la pelle, la percorre e la fa rossa.
Ad ogni colpo delle reni lei spinge alte le sue, offre il corpo alla rinnovata percossa.
Le braccia della donna larghe sulla sabbia.
I polsi fermi al suolo. Le dita affondate nella polvere ocra. A scavarne l'oro con le unghie.
I polsi serrati nelle mani dell'uomo che li tiene, impedisce lo scarto e la fuga, chiede la resa.

Solo le reni di lei a spingere e offrirsi alte.
Le gambe allargate dalla spinta che sovrasta.
La bocca a respirare l'aria che sa di umido di notte e, sotto il viso, di sabbia bagnata calda.
Ad ogni colpo o spinta, il moto delle reni, e le dita a scavare, e nascondersi afferrando la sabbia.
Il fiato accelerato suo, dietro, a spettinare la nuca .
Nel buio della sera che si avanza.
Pelli scure alla luce di nulla.
A disegnare nella sabbia spinta dopo spinta la traccia.
Impronta di animale. Striscia di caccia. Traccia.
 

Al buio adesso.
Rovesciati ancora. Sabbia nei capelli e nella bocca.
L'uomo bacia la sabbia sulle labbra.
Le muore dentro in quell'istante, alto a cercare lì la sua scomparsa.
Si scioglie stretto tra le gambe che lo abbracciano e imprigionano, caviglie incrociate, nodo di ossa e corda di voglia.
Intorno a loro la sabbia fine resa impalpabile dall'acqua e dal tempo della terra.
Poi sassi piccoli e su, a salire sempre più grandi.
Un bosco piccolo, cespugli o poco più, in alto. Solo macchia scura e indistinta e non più pianta.
Alla luce della sera, la traccia sulla sabbia.
Impronte. Graffiti di caccia.
Scene d'amore impresse a terra, due corpi disegnati con le braccia e le gambe a raggio.
Ruota di Leonardo. Ripetuta e scolpita.
In attesa di essere cancellata dalla prima pioggia.
 

Domani pioverà.
Probabilmente.
Forse.
Autunno su un fiume di pianura.

Al centro dell'ansa, stretta tra due abbracci d'acqua l'isola piccola portata lì chissà quando dalla pioggia.
Un uomo e una donna dormono, sdraiati su un disegno.
In una notte rubata.
Un golf largo e lungo, una polo azzurra.
Le gambe rannicchiate a combattere un po' di freddo.
Sono solo sassi tra i sassi.
Sabbia.

 

(a suivre)