appendice a margine della narrazione

 

un po' di storia

                                 

 

                    

Ecco, questa, qui sotto riportata, rigorosamente virgolettata, è la “storia” per come è comunemente conosciuta.
Manca però, in quella cosiddetta “ufficiale”, la genesi di una bandiera, la narrazione di un volo di aquile, la storia della piuma a galleggiare, e l’incontro, lungo come un fiume, di due viaggiatori.
Ma la cronaca ha le sue esigenze, e quindi, chi vuole legga anche, a margine, sono interessanti davvero, le biografie a loro marginali.
Epiche come è epica la corsa delle teste e dei pensieri.
Come sono epici i voli sempre per chi sa volare.
Chi scrive sta leggendo, ora, in anteprima, privilegio da scrittore, del rientro a Venezia di lui.
E di lei che aprendo la bottega una mattina lo vede arrivare.
Come se fosse uscito, in una sera che Venezia aveva buon odore forte di acqua dolce e di canale, a comprare solo il pane o sacchi nuovi per impacchettare. Le spezie, le erbe, le tisane e tutti i loro odori.

Dice di Skander uno storico (si citano le fonti se sono certe e quindi questa va citata, http://www.storiamedievale.net/personaggi/scanderbeg.htm) che:


“Giorgio Castriota Scanderbeg (Gjergj Kastrioti Skenderbeu) nasce a Croia (Krujë) nel 1405, quando l'Albania, a parte pochi territori come le zone di estrema montagna dove vivevano i leggendari malesore - contadini che conservavano antiche usanze e organizzazioni sociali -, era sotto il dominio turco.
Figlio di Giovanni Castriota (Gjon Kastrioti) principe di Krujë, quando aveva solo tre anni fu preso in ostaggio con i suoi tre fratelli maggiori dal sultano Murat II: due, Stanislao e Reposio, furono uccisi, il terzo, Costantino, si fece monaco, mentre Giorgio fu educato nella corte di Adrianopoli.
Avviato alla carriera militare secondo il tradizionale devshirme (l'arruolamento forzato dei giovani da inserire nell'esercito turco), divenne esperto nell'uso delle armi e nella strategia militare, guadagnando la stima e la fiducia del sultano, che gli diede un nome islamico: Iskender Bej (letteralmente: Alessandro signore); appunto da Iskander o Skander deriva il nome Scanderbeg.
Scanderbeg insieme ai suoi fedelissimi, 300 cavalieri tutti albanesi, compreso il nipote Hamza, abbandonò improvvisamente l'esercito turco a Nish e si diresse verso l'Albania. Qui, falsificando l'ordine del sultano, ottenne la consegna del castello di Krujë da parte del Pascià in carica. Durante i festeggiamenti per la consegna del castello il piccolo contingente turco fu massacrato, compreso il Pascià che fu ucciso dallo Scanderbeg seduto accanto a lui nel banchetto. Immediatamente dopo lo Scanderbeg organizzò un esercito provvisorio per la difesa della roccaforte conquistata.
Nel marzo del 1444, nella cattedrale veneziana di S. Nicola ad Alessio (Lezha) una grande assise di principi albanesi cui prese parte anche il rappresentante di Venezia, costituita la "Lega dei popoli albanesi", si pronunciò all'unanimità per affidare il comando a Scanderbeg. Il sultano Murat reagì inviando contro gli Albanesi un forte esercito guidato da Alì Pascià; lo scontro con le truppe di Scanderbeg, decisamente inferiori numericamente, avvenne il 29 giugno 1444 a Torvjolli: qui i Turchi riportarono una bruciante sconfitta.
Entusiasta della vittoria, il papa Eugenio IV giunse a ipotizzare una nuova crociata contro l'Islam guidata dallo stesso Scanderbeg. Non a torto: il condottiero era riuscito - e riuscirà in seguito - a conseguire decine di vittorie nelle battaglie contro gli eserciti ottomani: nei campi di Pollogut, di Dibra, di Ocrida, e di Domosdove, nelle gole dei fiumi di Drin, di Shkumbin negli anni 1444-48, 1450-56, 1462-65, e nei Campi dell'Acqua Bianca nel 1457, nei pressi di Ocrida nel 1462, nel prato di Vajkan nel 1465, e così via.
L'idea della crociata contro l'Islam, sempre affidata allo Scanderbeg, fu ripresa da papa Pio II, ma questa volta gli Stati occidentali, soprattutto la repubblica veneziana, fecero decisamente "orecchio da mercante". Il papa morì poco dopo (1464) e così Scanderbeg si trovò da solo con gli Albanesi a fronteggiare i Turchi.
Nel 1467 Scanderbeg sconfisse Maometto II. Nonostante i suoi successi, alcuni dei quali straordinari, egli si rese conto che resistere alla pressione ottomana diventava sempre più difficile. La stessa preoccupazione convinse il doge di Venezia ad inviare l'ambasciatore Francesco Capello Grimani presso il condottiero albanese per organizzare una difesa comune, ma l'ambasciatore non potè portare a termine l'incarico perché Scanderbeg morì di malaria ad Alessio (Lezha) il 17 gennaio 1468, 15 anni dopo la definitiva caduta di Costantinopoli.”


 

 

 

(a suivre, torna a Fiume di Rianura)