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la danza del
calabrone
(racconto a
tema "sextoys" scritto per il portale arterotica.eu) |
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Maledetti calabroni.
Il loro ronzio era inquietante sotto la pergola di glicine al
lago. Il rumore saliva e scendeva, mutava forza e intensità
nella danza intorno ai grappoli di fiori. Giulio e le sue
malsane idee.
Portarla proprio lì, lei che aveva di ogni insetto, persino
della più innocua formica, una fobia da film dell’orrore. Vero
panico, non banale paura.
Martina, avvolta nel ronzio, il fiato corto, mal celando
l’agitazione, persino all’ombra della pergola sudava.
Nemmeno poteva alzarsi e andarsene, con loro c’erano il suo capo
con moglie e cognato. Invitati da Angelo, ovviamente.
Ora sapeva che, dissimulandolo, stavano fissandola, e si erano
senz’altro accorti del sudore sul bel volto diventato rosso.
“Giulio me la paghi” giurava dentro di sé, allo scendere della
prima goccia sul viso. Si accorse di tremare. Il ronzio le
invadeva la testa, a centro di mille elicotteri, e del tremito
tagliato dell’aria dalle loro pale.
Cercò di darsi tono e di parlare ma si accorse che la sua voce
probabilmente sarebbe vibrata stridula e incerta, per
l’agitazione. E la represse in fondo alla gola, deglutendone il
suono.
Si strinse su se stessa, accavallò le gambe sotto la gonna
estiva e chiara, nervosa.
Quasi volesse farsi piccola, massiccia, compatta e sentirsi più
sicura.
Maledetto ronzio, se ne sentiva avvolta.
Ancora poco e sarebbe esplosa, liberando l’agitazione che
tentava maldestra di celare ancora. Una danza continua, con radi
attimi di silenzio innaturale.
Pause come di attesa del nettare da suggere e succhiare.
Poi il ronzio, vibrazioni senza partitura, alti e bassi, cambi
di frequenza di infinite ali.
Improvviso, arrivò, e lei si sentì morire.
L’orgasmo indotto dall’ovulo vibrante che le ronzava nel ventre
la scosse e la fece sussultare. Angelo lo fermò col telecomando
celato in tasca.
Due gocce le percorsero la fronte e ad occhi chiusi si scoprì,
seduta, a oscillare e dondolare, sulle onde del suo ventre.
“Maledetto Giulio e il suo giochino”
Poi alzò gli occhi e osò guardarli. |
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