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il fazzoletto blu
(pubblicato
in "365 Racconti") |
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Trovai il foglio nello strappo del sellino
della bici.
“Ti scoperei subito, sono quella che ti fissava al bar prima, tu
al banco, io al tavolino. Domani, all’entrata del parco.
Cadorna, alle nove, se mi vuoi”
Fui incerto solo un attimo, se andare o meno.
Da quando col coprifuoco erotico era stato vietato il sesso non
onanistico, praticarlo in due o più era diventato pericoloso, e
al tempo stesso così terribilmente eccitante che nemmeno mi
stupii del messaggio esplicito e voglioso di quella puttanella,
né ebbi dubbi dopo un solo attimo circa il da farsi.
Alle otto scendevo dalla linea 8 della metro in Cairoli. Deciso
ad arrivare a piedi prima dalla sconosciuta e poterla guardare
di nascosto per decidere il da farsi.
Aveva di certo notato, lei, al bar, la vistosa erezione chimica
che sfoggiavo sotto i jeans scoloriti sul pacco. E il fazzoletto
blu che usciva dalla tasca posteriore, il segnale segreto della
setta degli irriducibili che, sfidando il trattamento di
de-libido, segnalava a chi ne conosceva il senso il loro
desiderio e la loro voglia di sesso.
La vidi subito.
La gonna cortissima. Seduta sulla panchina lasciava intravedere
cosce ben tornite e scure oltre le calze che occhieggiavano
dalla mini.
“Certo che osa” pensai.
La camicetta aperta fino a mostrare l’ombra del seno, il solco
tra le coppe serrate dal tessuto nero che spiccava malizioso.
“Certo che non vuole lasciarmi dubbio alcuno” mi dissi.
All’ora in cui presi posto con lei sulla panchina non c’era
quasi gente al parco, l’orario di lavoro ridotto dopo la crisi
del 2020 faceva sì che fino a mezzogiorno tutti lavorassero e
solo dopo tale ora si vedesse gente in giro per le attività
sociali e culturali del Programma di Rinascita . Non disse
nulla, quando le infilai la mano tra le cosce.
Né quando cominciai a baciarla spingendole la lingua al fondo
della gola come un serpe.
Né quando le mie dita scostarono il pizzo allo slippino, oltre
le splendide e quasi obsolete ormai autoreggenti. Fu quando
infilai le dita nel taglio umido che portò le mani sotto la
gonna, per scostare le mie, pensai.
Le manette scattarono all’istante, sincrone.
Si ricompose alzandosi e esibì il distintivo della Squadra
Antisesso.
Fu allora che vidi l’altra avvicinarsi. E la poliziotta baciarla
golosamente sulle labbra.
La barista.
“E brava Viola, puttanella. Ancora tre maschietti, mi promuovono
e straccio il tuo verbale”
Devo ammettere che mi eccitai tantissimo.
Quando si toccarono i seni, davanti a me, prima che il cellulare
mi caricasse. |
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