Microracconti

Nati per caso o quasi, per un concorso letterario, col vincolo delle 2.500 battute complessive. Cioè scrivere in salita. Oppure i miei racconti-cartolina.

7.  

Lavorati di lima e pialla sulle parole, per sottrazione, col contagocce, per non rompere una storia, un ritmo, un'armonia.
Questi racconti ne sono il risultato, qualunque esso sia.
 

   
     
  ritorno a casa (racconto a tema, scritto per l'antologia di fantascienza Il Magazzino dei Mondi)  
     
  “Non è ancora ora di mangiare” Myriam rimproverò il figlio che si era già seduto a tavola impaziente.
“Devi aspettare che papà torni dal lavoro con lo zio”
Il piccolo brontolò, sbattè le posate sul piatto, con rumore e di malavoglia si sedette davanti al monitor grande come tutta la parete. Sullo schermo correvano in un documentario le immagini della catastrofe. Città distrutte dalla pioggia radioattiva dopo la collisione contro Saturno dell’asteroide. Immagini di repertorio dei mesi di attesa prima che la pioggia iniziasse a contaminare campi, allevamenti, città. Prima solo l’emisfero nord. Ma ora, come una lenta macchia d’olio, stava per trionfare anche a sud la Grande Morte.
Le misure di sicurezza del nuovo Governo Federale, nato dalle ceneri dei vecchi Stati, erano state drastiche. I virus liberati dalla collisione si erano sommati alla morte per le radiazioni.
Coprifuoco, da due anni, scuole da casa, via schermo digitale, abbattimento del bestiame per fermare la contaminazione, divieto di colture fuori dal circuito verificato sanitario mondiale.
Le ore di luce solare erano scese di un terzo causando i primi problemi di pelle, circolazione e vista alla popolazione. Nicholas capiva poco di quel telegiornale.
Era nato pochi anni prima del disastro, e quella vita rarefatta e blindata a lui sembrava normale.
Giocava da solo, studiava con lo schermo, solo che, nonostante le disfunzioni ormonali causate dalle radiazioni lo facessero ingrassare a vista d’occhio, aveva sempre fame.
“Mamma, ma quando arrivano che ho fame ?” scalciò i piedi al suolo e cominciò a lasciarsi dondolare, avanti e indietro su ritmo delle sue parole.
“Abbi pazienza, sento rumore sulle scale, sono loro, scommettiamo?” cercò di calmarlo e sperò fosse vero.
Era preoccupata per il suo bambino: la disfunzione, la malattia che degenerava e la difficoltà crescente di trovare cibo sano per lui non la lasciavano quasi più dormire da mesi. Gli ravviò i capelli indietro con le mani mentre la porta si apriva. Salutò il marito con un bacio.
Poi lo lasciò andare nel magazzino con lo zio.
Quando tornò con la carne nella pentola e gliela porse mandò Nicholas a lavarsi le mani, che era quasi pronto da mangiare.
“Non arrivavi più e lui era nervoso” disse al marito
“E’ un problema sempre più difficile trovare zii dell’altro emisfero non ancor contaminati, ho temuto di non farcela stasera…”
Seduti a tavola dissero una preghiera di ringraziamento tutti insieme.
Agli zii e all’Africa, colma di gratitudine ed amore.
E fame.