Lost Tavern





 
Alla Lost Tavern ieri notte.
La barista sorrideva stranamente agli avventori.
Eravamo in pochi al bancone. Sono giorni di trasporti per le provviste dell'anno nelle Colonie.
Ogni Nave della Compagnia o è in rotta da mesi o ferma in qualche dock a qualche stazione tra la Terra e le Colonie più lontane per le riparazioni.
La Compagnia ha il vizio e l'ostinazione di caricare oltre ogni limite i cargo.
I transporter privati poi forzano necessariamente stive e motori per fare utile e accumulare qualche credito federale in più.
Alle tariffe della Compagnia diventa difficile persino per i suoi ex-comandanti fare viaggi che abbiano un senso commerciale che vada a volte al di là delle manutenzioni che poi si rendono necessarie e all'accumulo di piccoli risparmi da spendere per sopravvivere lontani dalla Terra, soli spesso, con come unica compagnia, i derilitti di taverna o le Consolatrici mandate dalla Compagnia, là, dove una vera donna, moglie compagna o amante che sia, difficilmente accetterebbe di dividere fatiche e vita grama col suo uomo.
Alla taverna tre consolatrici in attesa di clienti, io e pochi altri avventori.
La barista, Fulvia per tutti a causa del colore di capelli e pelo….
Mi ha ieri raccontato dei Custodi e della loro ricerca.
Una pericolosa deviante fuggita dalle Colonie Nuove. Drogata oltre le possibilità di controllo.
Scappata di mano alla Compagnia che cercava di farne una Consolatrice per gli addetti alle miniere.
Le consolatrici delle miniere.
L'ultimo infimo livello della specie per l'ultimo infimo livello di operai, dove le Colonie confinano col buio. Con quella che nelle mappe dei testi dell'epoca della sola Terra, ma anche lì.. nelle mappe più antiche,.. era la regione contraddistinta dalla scritta "hic sunt leones".
Dicono che il leone poi fosse una bestia forte.
Coraggiosa e pigra.
Che difendesse il territorio come facevano un tempo tutti i felini.
Che avesse occhi gialli.
Il colore degli occhi di Zeena.
Non so perchè Fulvia dicesse proprio a me queste cose.
Mi raccontasse quasi ad avvisarmi.
Dei Custodi.
Della Compagnie e della taglia messa per la cattura della deviante.
Della ricerca fatta battendo tutte le stazioni tra la Terra e le Colonie più lontane.
Del carico misterioso portato dalla deviante, su cui la Compagnia persino nel bando di cattura si era mostrata reticente.
Forse per una notte spesa con Fulvia i primi tempi, appena arrivato qui.
Avevo ormeggiato al pontile più bello.
Avevo i gradi nuovi e lucenti sulla casacca rossa di Capitano.
E e insegne della Compagnia alla spalla sinistra.
Fulvia non fece storie né disse parole.
Alla chiusura della taverna mi seguì a bordo senza nemmeno essere invitata.
Nuda sulla brandina mi accolse in silenzio. Aveva sapore di alcool sintetico sulle mani.
Amava come se non amasse da anni. Con ansia.
Urla. Parole dure e scosse nelle anche.
Le unghie sue piantate nella schiena alla sua contrazione.
La sola volta quella.
Che mi sono sentito stringere così nel suo sesso.
La contrazione sua e quella stretta al mio sesso, lo strozzamento.
Una due tre volte.
Svuotato e morto.

                                    


Non so perché Fulvia oggi mi abbia raccontato. Della Compagnia, della fuggiasca, delle ricerche, della minaccia che prima o poi sarebbe arrivata anche al molo più buio e più schivato.
Da quel giorno con lei poi.. nulla. Solo qualche bicchiere in più, magari, offerto al momento della staffa, alla chiusura. Come buonanotte.
Poi io da solo al pontile quattro. Senza più casacca rossa, né gradi né mostrine con l'aquila a due teste. Mai più mi ha seguito.
Forse per la paura del pontile buio.
Forse per la paura di riannegare ancora nella tristezza dei miei occhi.

 

(disegno di T.Liberatore)