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i più pensavano
alla bomba |
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Anche quella volta i mistici invece dissero
che sarebbe stato Dio, a porre fine a ciò cui aveva dato vita.
In un tempo di cui nessuno, mai, aveva saputo dare inizio, prima
della prima alba.
Che lo avrebbe fatto per punirli di secoli di vizi e immoralità.
Avevano interpretato di volta in volta gli aruspici, o i
biocomputers o le profezie antiche, e per sei volte nei secoli
si erano sbagliati nel predire l’ultima alba. Sei volte c’era
già stato chi si era agitato e aveva agitato gli animi parlando
della fine del Mondo, di come sarebbe stata. E soprattutto del
quando.
Ogni volta, la prima fu tremila anni fa all’incirca, poco prima
del Mille, inventarono un come e soprattutto un quando, su
misura per l’epoca, in cui dare sfogo alle loro paure. La peste.
La catastrofe naturale, i vulcani. La Grande Guerra Atomica.
La collisione. Il buco nero, la guerra con gli abitanti di Alpha
3221. La malattia silente venuta dallo spazio. Per ben sei
volte, poi arrivò la settima.
Impauriti e scettici si contesero le ribalte dei media.
Quando inciampò nel filo fu la settima volta, da quando gli
aveva dato inizio.
Che spense il Mondo.
E fu la fine.
Anche se nemmeno questa volta aveva intenzione di farlo, e
inciampò solo perché era diventato presbite, col tempo.
Riagganciò il filo, un po’ irritato, perché non ne aveva proprio
voglia, di una settima riedizione di quel film, sempre sullo
stesso tema. Ma doveva farlo.
Così le mani corsero alla spina e cercò la presa perché tutto
potesse riprendere nuovamente.
A correre. Dall’inizio. Daccapo.
Attese solo un attimo di troppo, accostò la spina esapolare alla
presa, capovolta e allora gli tremarono le mani. Dopo un paio di
falsi avvii e di sussulti questa volta nulla si riaccese.
Sotto, sopra o intorno.
Indispettito uscì. E si fece polvere di stelle. E andò a cercare
un nuovo gioco da inventarsi per superare la noia della
solitudine e dell’immortalità cui era costretto.
Per superare così almeno altri centoduemila anni alla meno
peggio.
Nuovamente. |
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