|
Ballavano stretti.
Volavano sorridendo. Non erano vestiti proprio per quel ballo.
Lei coi jeans, la maglietta lunga sopra i fianchi. Lui camicia
azzurra, pantaloni di velluto, fuorimoda. Beige poi. Ma erano
così belli. E ballavano così bene. Volavano sull’asfalto. Così
degli abiti stonati nessuno nemmeno se ne accorse. Come nessuno
avrebbe mai potuto, a maggior ragione, accorgersi, nella
perfezione senza gravità del loro volo sincrono, nell’armonia
perfetta dei corpi che sembravano far danzare un’unica anima,
che fosse il loro addio, l’ultima loro notte dopo tante, quel
ballo di paese sulla piazza. La piccola orchestra, con distacco
di mestiere, suonava, intanto, inconsapevole, l’ultimo valzer
del proprio repertorio. Dal giorno avrebbe cambiato nome e
musica, solo canzoni e balli anni ’60. |
|