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La prende. Con le
mani ancora sporche di carbone nero. Lascia segni rabbiosi sul
suo seno, sulla schiena. Risale violento tra le cosce, al sesso,
le mani ora sono più pulite, e la pelle della ragazza è fatta
rossa al percorso delle dita. Le dita dell’uomo hanno nocche
forti, ben stagliate. Sono nervose, arano e scavano gemiti
appesi tra il dolore ed il piacere. Si intingono nella donna e
tracciano scie risalendo a serrare come una morsa il seno. Lei è
la sua tela. Lui, nell’atelier alla Butte, disegna geometrie
scomposte con furore su quel ventre e quella schiena.
Sul cavalletto, il Minotauro, appena tratteggiato al carboncino,
sembra spiarli al lume giallo della sera. Pablo. E la modella
nuda.
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