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Maledetto alcool.
Non riusciva a stare sveglio. Gli crollava la testa. Vero che
l’attesa giustificava in parte la bottiglia vuota. Ma non poteva
permettersi il sonno, non quella notte. Guardò le ore sul muro,
la pistola in pugno. Le ventitre da poco, il 14 era ancora vivo.
Lui pure. “Verranno per San Valentino entro mezzanotte”
l’avevano avvisato “in tre, non avrai scampo se non sarai
pronto”. Ancora un’ora, allora. Scarsa. Si risvegliò, le
ventitre e briciole. Alcool maledetto. Crollò di nuovo, si
svegliò madido. Maledetto alcool, erano ancora lontane le
ventiquattro. Si svegliò un’altra volta. Stordito, fradicio.
Maledetto alcool, ancora non erano le 24. Poi non si svegliò
più. Lo uccisero, un colpo alla nuca, alle 23 e 15, russava
ubriaco, in attesa delle 24. L’orologio sul muro fermo da ore.
Maledette batterie. Scariche. |
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