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No. Non lo era. Non
così bella. Non la regina che lui dipingeva. Non sapeva giocare
a carte con i cuori, perdeva. Non volava. Non poteva. Nemmeno
ardeva, se non c’era lui a darle fuoco. Non lo era. Sfogliò i
calendari, avanti e indietro, seduto in mezzo al prato dove con
lei sedeva. I giorni andati erano diversi ora. Forse quel tea
speziato che con lei beveva…, si disse, sistemandosi il cappello
sotto il sole. Quando gli scendeva di lato era buffo e lei ne
sorrideva. Ma era vero? O non lo era? La cosa certa che
ricordava era il suo compleanno, l’ultima volta che si sorrisero
davvero. Oppure non lo era, era il giorno dopo, quando urlarono
ancora. Non era una regina, no non lo era. Il Cappellaio allora
si alzò e tornò da questa parte dello specchio. Lasciò lei al
cricket coi fenicotteri, nell’unico posto in cui lei fosse vera.
Oltre lo specchio, prigioniera. |
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