|
Aveva preso un
libro, no era un enorme quaderno nero. Nera la copertina rigida.
Dentro era bianco. Anzi no. Era pieno di righe. Fittissime
righe. Voleva scrivere, riempirlo tutto di parole.
Si sedette, accavallò le gambe e l’uomo seduto al tavolino al
bar di fronte a lei si perse con gli occhi tra le cosce,
cercando l’orlo delle calze. Lei se ne accorse. L’uomo aveva una
vistosissima erezione, compressa nel denim dei pantaloni. Prese
la penna, la mise tra le labbra, la morse. La girò, socchiuse la
bocca, la lingua giocò col piccolo cappuccio nero. All’uomo
cadde la mascella e non dissimulò più la sua attenzione. Non la
mollava con lo sguardo più. Quando si alzò lui la seguì. Fu
allora. Che col taglio del quaderno lo colpì sul collo rapida e
veloce. Paulette eseguì così la nuova commissione. Aub gliela
aveva commissionata: vai e in dieci righe uccidimi un coglione.
|
|