Microracconti

Nati per caso o quasi, per un concorso letterario, col vincolo delle 2.500 battute complessive. Cioè scrivere in salita. Oppure i miei racconti-cartolina.

67.  

Lavorati di lima e pialla sulle parole, per sottrazione, col contagocce, per non rompere una storia, un ritmo, un'armonia.
Questi racconti ne sono il risultato, qualunque esso sia.
 

   
     
  Piange il telefono...
(tema "Maledetto telefono, ti butto", micro racconto in dieci righe)
 
     
 

Lo butto, l’ho deciso. Non suona. E poi la batteria si scarica e lui non suona. Lo prendo in mano, nella tasca non l’ho sentito vibrare, ma vuoi mai. Che...? No nessun messaggio suo. Nessuna chiamata. Lo odio, la odio. Se lo fisso come sto facendo ora non è che dopo suona, vero? No, non suona. Mi sento stupido, inutile, idiota. Un vuoto nello stomaco, le tempie pulsano e la gente interroga i miei occhi ancora rossi incrociandomi nella via. Lo stringo con rabbia nella mano. Vorrei piegarlo, stritolarlo, stritolare lei allo stesso modo ora. Cazzo, sto male, ma male male. E lui non lampeggia, non vibra, non suona. Seicento euro, un anno di vita, finiscono così contro un bel muro e vado al treno, riparto ora. A duecento metri, lei ha ricaricato 10 euro nel suo e corre sul marciapiede e chiama. “Spiacenti, il numero da lei chiamato...”