Un caffè al mattino



 
 

E venne il giorno dei pensieri.
Dopo il sonno.
Quella mattina il Capitano si svegliò. Aveva umore di galassie, il caffè salendo nella caffettiera quasi lo fece sussultare.
Scosse la testa ripensando all’ombra nella notte.
Non era Zeena.
E l’incursione delle guardie poco prima, scomparse poi nel nulla.
Altro mistero.
Penso a quell’ombra.
Era assai più tozza e grande della piccola Zeena. Il movimento somigliava a quello della ragazza quando si faceva quasi felino nella notte e scivolava come se fosse posata su un cuscino d’aria o su polpastrelli morbidi come cuscini. Ma non poteva essere lei.
La testa era più grossa nell’ombra.
I capelli senz’altro più lunghi, quelli di Zeena sembravano piume di passero sulla testa. A meno che il gioco di ombre e luci…
Ma non potevano allargare così la silhouette , nemmeno le luci incrociate dei due allarmi rossi che ne proiettarono duplice ombra al suolo. Donne nella Compagnia, con funzioni di guardia non ne erano mai state ammesse. Da rubare sul cargo poco o nulla.
Chi era?
Il caffè adesso aveva riempito la vecchia caffettiera senza manico.
Fumava aroma.
Il Capitano chiuse gli occhi e cerco di disegnare la figura nella mente. Non ci riusciva, nel ricordo si perdeva ogni certezza e l’ombra ad ogni sforzo si allargava e abbassava, debordava dal ricordo precedente e lo confondeva.
Mentre il Capitano era lì che affastellava immagini, sì, l’ombra era almeno il doppio dell’ombra della ragazza, sentì una mano sulla spalla.
Trasalì come l’ultimo schizzo di caffè sputato alto nella caffettiera a svuotarla dall’ultimo vapore. Era Zeena.
Con gli occhi ancora chiusi dal sonno e quel sorriso strano a metà tra la dolcezza e l’ironia.
Il Capitano versò due tazze di caffè, pessimo per qualità e fattura.
Ne porse una a Zeena che bevve senza ringraziare, ad occhi chiusi.
Il Capitano ne approfittò per confrontare il profilo, le forme, lì, della ragazza che ad occhi chiusi davanti a lui sembrava deliziarsi della bevanda mal riuscita. Le confrontò con quelle del ricordo della notte, sagoma, volume, profilo.
Il seno piccolo e alto di Zeena sotto la maglietta, il viso e il capo piccoli e minuti.
La lunghezza quasi sproporzionate delle gambe e le ginocchia un poco ossute fuori dai corti pantaloni aderenti neri.
I fianchi stretti da eterna bambina.
Nemmeno la luce dell’allarme e la sua ombra sfocata e incrociata potevano indurre in errore.
Non era Zeena.
Non era Zeena la presenza furtiva schivata nella notte. Si domandò chi fosse, ancora.
Aggrottò la fronte certo ora dell’incertezza mentre beveva.
Zeena aprì gli occhi e sorrise.
A metà tra la dolcezza e l’ironia.
espiro lento della piccola Zeena. Scivolò nel sonno anche lui senza nemmeno rendersi conto del nuovo breve e calmo distacco, chiudendo gli occhi, dalla vita.